Riceviamo e pubblichiamo, in risposta al nostro articolo
Sono stato uno dei soci fondatori del Partito Democratico ad Anzio, sono stato la tessera numero 2 del 2008 quando arrivarono ad Anzio le prime tessere del Pd ( la prima era del Segretario di allora, il caro Antonio Cappuccia) e da allora ho il “vizio” di rinnovare” la tessera del Partito Democratico sia quando condivido una linea nazionale o locale o ( a maggior ragione) quando non la condivido.
Sono stato candidato ( e in prima linea) nelle elezioni del 2008 in cui il PD di Anzio perse con candidato sindaco Paride Tulli prendendo 71 voti e ho sostenuto ( pur non condividendo il programma e l’impostazione della campagna elettorale) il candidato sindaco del 2013, il segretario dell’Unione Comunale del Pd dell’epoca ( oggi sostenitore di un candidato sindaco divenuto consigliere esponente della sinistra radicale), Ivano Bernardone.
In entrambi i casi ho applicato quel meccanismo di Pd alla “americana”, per cui si può dibattere, litigare aspramente e contestare fino al momento della scelta, ma arrivati al momento della scelta, si posano le armi a terra e si giura solennemente di sostenere il candidato sindaco scelto e in alcuni casi anche il Segretario politico scelto.
In questo 2018, a fronte di un meccanismo di scelta per la candidatura a sindaco che per determinate condizioni poste da alcuni candidati possibili e da alcune forze politiche potenziali di coalizione non poteva essere fatto con le primarie ho votato sia il documento che dava compito al Partito Democratico di cercare una soluzione con una trattativa politica ( …degna di un negoziato per la Pace in Medio Oriente, non è una battuta, ma solo una esemplificazione della difficoltà che tale trattativa politica conteneva alla radice della sua stessa esistenza…).
E il 27 marzo di fronte ad una situazione di stallo di cui il Partito Democratico di Anzio non era responsabile ma che responsabilmente doveva sciogliere ad un paio di mesi dalle elezioni comunali, ho ben accettato la proposta da parte del Segretario Gabriele Federici di indicare nella figura di Giovanni Del Giaccio, giornalista e opinion leader di Anzio, espressione e sintesi di una apertura culturale della mia città verso il mondo come dei sentimenti del territorio, come candidato indicato dal Partito Democratico alla carica di Sindaco per le elezioni comunali che poi si sono svolte lo scorso 10 giugno.
Ho assunto una grande responsabilità per alcuni, ma l’ho assunta nell’alveo di un processo decisionale democratico e con la massima lealtà verso le istituzioni del Partito.
Non me ne pento neanche ora. Ho apprezzato in questo paio di mesi che hanno contraddistinto la campagna elettorale di Giovanni Del Giaccio, un nuovo entusiasmo, una maggiore apertura della città verso non solo il Pd di Anzio ma verso ( ed in fondo questa è la cosa importante…) le donne e gli uomini che lo hanno rappresentato sia come candidati nella lista di Partito sia come volontari.
Ho perso le elezioni comunali. Così come nel 2008 con Paride Tulli ( in cui il centrodestra tra Bruschini e Attoni rappresentava il 70% e noi a malapena il 20%) così come nel 2013 ( in cui come oggi eravamo terza forza con Ivano Bernardone, mentre al ballottaggio ci andò litigando e strepitando l’ex sindaco e quello attuale, nel rispetto dei meccanismi bizantini della politica del centrodestra anziate).
Ma ho guadagnato tanto orgoglio Democratico. Orgoglio che mi ha conferito chi ha apprezzato la scelta che abbiamo fatto per il nostro candidato sindaco e anche per la scelta di avere dato fiducia ad ottobre ad un giovane ma preparato candidato alla segreteria come Gabriele Federici, che ha accettato di guidare un partito sul territorio a meno di un anno dalle elezioni comunali caricandosi di una responsabilità non indifferente e che si è messo in gioco come me personalmente come candidato alle comunali, evitando di accettare il gioco machiavellico “di evitare di fare il cerino per non bruciarsi”.
Alcuni non percepiscono questo entusiasmo perché la vita e anche una serie di pregiudizi li hanno tenuti lontani dalla bella atmosfera di questa campagna elettorale. Mi dispiace davvero tanto per loro. Mi auguro che le nubi che offuscano il loro ragionamento sulla vicenda di questa elezione, che comunque vede il candidato sindaco e la coalizione a guida Pd come terza forza del panorama del consiglio comunale così come cinque anni fa, si diradino e possano presto vedere quello che di buono è stato fatto.
A livello nazionale come a livello locale si è perso, ma un gruppo dirigente più lucido e meno ancorato ai propri pregiudizi potrebbe riscoprire il proprio Orgoglio Democratico ed evitare di fare di tutta l’erba un fascio.
E’ un auspicio tranquillo e pacato che rivolgo a tutte le donne e gli uomini del Partito Democratico di Anzio ma anche a tutti coloro che pur non avendolo votato sono ora vicini a noi rendendosi conto che mai come ora è necessario avere in piedi una forza non rancorosa e fatta per essere “contro” ma propositiva e fatta per essere “per “ Anzio e “Per l’Italia e Per L’Europa”.
Il momento storico è difficile. Sia a livello comunale che regionale che nazionale ed Europeo. Siamo una altra cosa rispetto a chi soffia sulle paure e magari mette in campo proposte da paura o uomini che mettono paura.
Grazie per lo spazio concesso.
Angelo Pugliese