Un killer silenzioso chiamato radon

    di Eduardo Saturno

    Lavinio dall’alto

    Era il 6 febbraio 2014 ed il Comune di Anzio emetteva un avviso alla Cittadinanza con cui la si informava del pericolo di emissioni naturali di radon riscontrate nel Comune e contestualmente revocava tutte le deroghe per interrati e/o seminterrati concesse dalla ASL nella zona del perimetro dell’abitato di Lavinio. Da questa data, a parte un Incontro pubblico organizzato sull’argomento dal Dipartimento di Prevenzione Servizio Igiene e Sanità Pubblica della ASL Roma H il 3 dicembre 2015 col patrocinio del Comune di Anzio, nessuna fonte Istituzionale ha più fornito aggiornamenti sulla concentrazione del gas in questione nell’ambito del territorio di riferimento.
    Ma cos’è il radon? E’ un gas di origine naturale, incolore, inodore e insapore ed è un prodotto del decadimento radioattivo dell’uranio presente nel suolo e nelle rocce. È classificato tra le sostanze cancerogene e, secondo studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), rappresenta la seconda causa al mondo di tumore polmonare dopo il fumo; in Europa si stima che sia la causa del 2% dei decessi per tumore. Il radon è presente praticamente ovunque, ma in determinate condizioni può raggiungere concentrazioni elevate e dannose per la salute umana nei luoghi chiusi, come case, scuole e ambienti di lavoro. Sulla base delle evidenze scientifiche sono stati fissati alcuni livelli di riferimento per abitazioni e luoghi di lavoro, al di sotto dei quali si ritiene che la presenza di radon costituisca un rischio accettabile. Tali valori variano nei diversi Paesi a seconda delle legislazioni vigenti, e sono per lo più compresi tra 150 e 400 Bq/mc. Il Becquerel per metro cubo – Bq/mc – è la grandezza di riferimento utilizzata per valutare l’attività del radon, e rappresenta il numero di decadimenti nucleari che hanno luogo ogni secondo in un metro cubo d’aria.
    Dall’indagine svolta tra gli anni ’80 e ’90, risulta un valore medio nazionale per la concentrazione di radon nelle abitazioni pari a 70 Bq/mc, superiore alle medie mondiale ed europea che sono pari, rispettivamente, a 40 e 59 Bq/mc. Le concentrazioni medie regionali nelle abitazioni sono molto variabili, e passano da poche decine a oltre 100 Bq/mc; alcune singole abitazioni possono anche presentare concentrazioni superiori a 1.000 Bq/mc. In questo quadro il Lazio si presenta come una delle regioni a maggiore criticità.
    La normativa di riferimento in materia di radon è la Legge regionale 31 marzo 2005, n. 14 “Prevenzione e salvaguardia dal rischio gas radon”. In attesa del completamento del quadro normativo, nel caso in cui, misurata la concentrazione del gas, si riscontrino elevate concentrazioni, si può ridurre la presenza di radon attraverso azioni di rimedio. Queste vanno dalla riduzione dell’ingresso per mezzo della costruzione di pozzi di raccolta a depressione, alla ventilazione dei vespai se presenti, alla ventilazione degli interni, accompagnati dalla sigillatura delle possibili vie di comunicazione con il suolo. Nel caso di edifici di nuova costruzione o di importanti ristrutturazioni che interessino gli attacchi a terra è raccomandabile l’applicazione di semplici ed economiche tecniche costruttive che prevengano il futuro ingresso del radon o ne consentano la riduzione.
    E intanto in quella zona c’è chi a tutti i costi intende realizzare una Centrale biogas…