[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]di Eduardo Saturno
In estate si sa come vanno le cose. I cittadini sono sottoposti ad una pressione sonora costante in cui confluiscono, specie nei giorni prefestivi e festivi, le urla, gli schiamazzi, il vociare e la presenza costante di centinaia di persone. Più, naturalmente, l’impressionante bombardamento di decibel sparato dalle casse acustiche di bar e locali che fanno musica all’aperto. A cui si sommano, nelle ore notturne, rumorose processioni di scooter e di auto, manifestazioni, spettacoli, rassegne musicali di vario genere: una cascata di rumori rompi timpani che disturbano la quiete e il sonno di tanti cittadini e turisti/villeggianti che inondano di proteste i Comuni.Tecnicamente sarebbe definibile come l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.
C’è chi è disposto a chiudere un occhio dinanzi all’esplosione della movida notturna, ma chi invece di occhi ne vorrebbe chiudere due per dormire, capita che si infastidisca dinanzi alla prospettiva di passare notti in bianco. Specialmente se la mattina dopo la sveglia suona presto per andare a lavorare e si è passata la nottata in piedi, indecisi se chiudere le finestre per ridurre il rumore che viene dall’esterno o se tenerle aperte per evitare di soffrire il caldo all’interno della casa. Si tratta di una questione però in cui entrano in campo e si fronteggiano diritti contrastanti: quello alla tranquillità e al riposo (che ha implicazioni dirette sulla salvaguardia della salute) e quello allo svago, al divertimento e alla realizzazione di attività ricreativo-turistiche da parte di imprenditori, gestori di bar e titolari di locali ed esercizi pubblici.
Tentare di conciliare le due esigenze è tutt’altro che facile, ma è quello che si sta tentando di fare in varie parti dell’Italia turistica, con prove di dialogo tra tutti i soggetti interessati (Istituzioni, categorie economiche, Associazioni di cittadini, Enti di controllo e Forze di Polizia) per stipulare protocolli d’intesa volti a stabilire modalità di comportamento condivise. Una cosa è certa: l’inquinamento acustico è diventato, in questo nostro tempo, un problema ambientale di prima grandezza dopo quello atmosferico, che investe la collettività a tutti i livelli, a cominciare dalla salute. Gli studi epidemiologici in varie realtà densamente popolate, danno conto dei danni sia fisici che psicologici provocati dal rumore, in particolare quello notturno: ipertensione, perdita di udito, insonnia, problemi cardiaci, stress e ansia negli adulti, disturbi dell’apprendimento e del sonno nei bambini.
Come tutelarsi contro le immissioni di rumori molesti? In questi casi è prevista una tutela sia in sede civile (art. 844 e 2043 del codice civile) sia in sede penale (articolo 659 del codice penale). Oltre le norme menzionate va anche considerata una tutela aggiuntiva che è quella di cui alla legge quadro sull’inquinamento acustico (legge 447 del 1995).Tale legge parte dal principio che i rumori provocano un danno alla salute, bene protetto dall’articolo 32 della Costituzione e per questo motivo all’articolo 9 stabilisce un potere di ordinanza in capo al Sindaco come ufficiale di governo.L’ordinanza può obbligare colui che provoca le immissioni a cessare immediatamente le stesse o a ridurne l’entità in modo da rientrare nella normale tollerabilità. L’emissione di questa ordinanza è comunque vincolata l’intervento dell’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale (ARPA) che deve effettuare i rilievi tecnici per misurare l’entità dei rumori in decibel.
La legge prevede anche che i Comuni adottino la divisione del territorio attraverso la zonizzazione acustica, uno strumento che stabilisce dei vincoli in base alla zona in cui ci si trova, ovviamente il limite di tollerabilità sarà più basso nella zona residenziale e più elevato nella zona industriale.In estrema sintesi colui che ritenga di avere un danno alla salute derivante dalle immissioni rumorose altrui, può agire in sede civile esercitando azione inibitoria e risarcitoria, agire in sede penale oppure agire in sede amministrativa chiedendo l’intervento delle autorità al fine di misurare i rumori ed inibire il protrarsi del disturbo
Grazie alla zonizzazione acustica sarà più facile per il Giudice e per il Sindaco valutare di caso in caso se le immissioni superano la normale tollerabilità.Detto questo ci poniamo una domanda. Se un qualunque cittadino anziate avesse uno dei problemi sopra citati ed intendesse denunciarlo all’Amministrazione locale, con quale strumento giuridico/amministrativo quest’ultima gli darebbe contezza? Semplice direte voi. Facendo ricorso al Regolamento di disciplina ed attuazione delle norme sul rumore e di controllo e prevenzione dell’inquinamento acustico che tramite l’art.5 della Legge Regionale 3 agosto 2001 n.18 impone di realizzare alle Amministrazioni comunali. Ma ad Anzio esiste? Noi abbiamo provato a cercare anche tramite i motori di ricerca ma non abbiamo trovato traccia di uno strumento regolamentare che governi la complessa materia e le problematiche connesse al rumore ambientale ed all’inquinamento acustico e mi stupisce di come detta questione sia stata finora completamente sottovalutata dall’Amministrazione, se non del tutto ignorata, giacché considerata riduttivamente e delimitata nell’ambito del controllo dell’ordine pubblico (fenomeno della movida) o del traffico, mentre in realtà tutta la normativa comunitaria, nazionale e regionale si fonda sui principi di tutela dell’ambiente di vita e di lavoro, e di tutela della salute dei cittadini, come interessi prioritari e costituzionalmente garantiti, non suscettibili di compromissione alcuna. Nel ribadire che la leggi si applicano e non si interpretano, ci rifacciamo ad una frase di Indro Montanelli il quale affermava che anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall’interno della sua coscienza fa obbligo ad ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.