di Menuccia Nardi
Dunque, è mattina presto (se avessi un gallo lo potrei svegliare io tranquillamente) e vado di corsa – che novità! Per quanto presto metta la sveglia non credo esista un orario in cui il tempo mi basti: in effetti potrei provare a saltare direttamente le ore di sonno, già in verità ridotte a quel minimo indispensabile per capire il giorno seguente quanto meno chi sono e dove sono, e non avere di fronte al resto del mondo che mi circonda quell’aria spaesata da E.T che cerca di telefonare a casa: tuttavia il mio organismo non penso gradirebbe e quindi per il momento manterrò l’abitudine di dormire qualche ora.
Che poi non ho ancora capito se sono io che accumulo sempre troppe cose da fare tutte insieme o sono loro che si accumulano per me (così, per darmi una mano, almeno non perdo tempo ad incolonnarle!).
Ma stamattina ho deciso che cinque minuti me li prendo, un minimo di relax me lo concedo, almeno un attimo prima di iniziare al solito ritmo da treno senza fermate… e con le cuffie nelle orecchie ascolto Aretha Franklin.
Credo lo sappiate tutti ormai. Lei, al secolo Aretha Louise Franklin, ci ha lasciato qualche giorno fa: the Queen of Soul (la regina del Soul) si è spenta a Detroit all’età di 76 anni. Se n’è andata una delle voci più intense e potenti del nostro tempo, con quel timbro particolare e inconfondibile, capace di farti sentire ogni singola nota fin sotto la pelle. Oggi ascolto la sua versione di I say little preyer. Voglio iniziare la giornata così, ascoltando Aretha…