Anzio. Incontro col giornalista Borrometi: “La giustizia è più forte della mafia”

[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Bello e toccante l’incontro ‘Mafia e legalità’ presso la Fattoria didattica ‘Riparo’ ad Anzio, di giovedì 22, con la partecipazione del giornalista che vive sotto scorta, Paolo Borrometi, cronista di Tv 2000, direttore di laspia.it e autore del libro ‘Un morto ogni tanto’. L’incontro a cura della Caritas della diocesi di Albano, dell’ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, del Vicariato territoriale di Anzio, con don Andrea Conocchia, e che visto la partecipazione del Sindaco Candido De Angelis. Organizzato con l’intento di parlare della criminalità organizzata a partire dall’esperienza di chi la affronta e la combatte in prima persona, per tenere alta l’attenzione sul fenomeno.

“La giustizia è più forte della mafia- ha detto nei suo intervento il giornalista- io non sono un eroe, se dobbiamo trovare degli eroi sono loro gli uomini delle forze dell’ordine, chi rischia la vita sono le donne e gli uomini che indossano la divisa. Io sono stato aggredito e picchiato a sangue per quello che scrivo. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Peppino  impastato diceva “la mafia e una montagna di merda”. Purtroppo ci sono politici che hanno fatto patti con la mafia, e noi dobbiamo tentare di raccontare le mafie, non solo quelle che sparano, ma anche le mafie dai colletti bianchi. Il giornalista se racconta queste cose ha fatto il suo dovere, se non racconta questi fatti non è un buon giornalista”.

Parlando dei fatti nazionali: “Noi abbiamo il presidente della Repubblica ha avuto un fratello ucciso dalla mafia. E poi c’è il paradosso del presidente della regione Cuffaro condannato per favoreggiamento alla mafia”. “È responsabilità nostra è quella di informarvi e quella di informarci. In questo libro ho cercato di tener fede alla mia idea. Nonostante la paura -come fai a non aver paura quando quattro clan ti condannano a morte- io vivo sotto scorta, non sono libero di uscire da solo o con la mia famiglia. Però ho conservato la libertà di pensiero e di parola. Perché tante volte diciamo ai nostri ragazzi di non seguire i sogni. Io sognavo di fare il giornalista e ho fatto il giornalista. Un sogno non si può distruggere”.
Rispondendo alla domanda di un insegnante sull’educazione alla legalità, Borrometi ha detto: “sono convinto che la mafia verrà distrutta da un esercito di insegnanti e studenti”. “A quanti accusano noi giornalisti di fare del male al territorio con i nostri articoli che parlano di mafia, diciamo che lo facciamo perché amiamo il nostro territorio”.