Rapporto Oxfam. La forbice della disuguaglianza è sempre più ampia

[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Di Eleonora Cerniglia
Pubblicato ieri il nuovo Rapporto Oxfam sulle disuguaglianze. Nel 2018 le fortune dei super-ricchi sono aumentate del 12%, al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno, mentre 3,8 miliardi di persone, la metà più povera del pianeta, hanno visto decrescere quel che avevano dell’11%.Bene pubblico o ricchezza privata è il titolo del nuovo, prezioso, Rapporto di Oxfam sulle disuguaglianze economiche diffuso ieri, alla vigilia del tradizionale appuntamento annuale del World Economic Forum di Davos.
Dal Rapporto (qui la sintesi in italiano) si evince con chiarezza quanto la forbice della disuguaglianza tra i (pochissimi) super-ricchi del pianeta e i più poveri continui ad allargarsi in modo spaventoso, senza alcun freno. A fronte di 3,8 miliardi di persone, le più povere del pianeta, che lo scorso anno hanno visto decrescere dell’11% le proprie ricchezze, le entrate dei Paperoni globali sono aumentate del 12%. Al ritmo di 2,5 miliardi di dollari al giorno.
A metà del 2018, i 3,8 miliardi di poveri rappresentavano così lo 0,4% della ricchezza aggregata netta, mentre il 47,2% era detenuto dall’1% della popolazione. Da soli, 26 ultramiliardari possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. Una concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico.
Altrettanto grave la situazione in Italia, dove il 20% più ricco della popolazione nel 2018 possedeva circa il 72% dell’intera ricchezza nazionale. Il 5% più ricco degli italiani è titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero. Il Rapporto di Oxfam mostra come l’attuale stato dell’economia globale, invece di ridurre le disuguaglianze, stia compromettendo la lotta alla povertà, danneggiando le nostre economie, alimentando risentimento e rabbia sociale.
L’inadeguatezza dei governi è evidente. Sanità e istruzione sono spesso sotto-finanziati e la lotta all’evasione fiscale appare del tutto inefficace, se non inesistente; il vantaggio è tutto delle grandi corporazioni che, a livello fiscale, contribuiscono molto meno di quanto potrebbero e dovrebbero fare.
Si tratta di numeri difficili da digerire, specialmente se si pensa che, se quell’1% di ricchissimi pagasse lo 0,5% in più di imposte patrimoniali, con il ricavato si potrebbero mandare a scuola 262 milioni di bambini. E 100 milioni di persone, che allo stato attuale non riescono a far fronte alle spese per le cure sanitarie, riuscirebbero a sopravvivere.
“Non dovrebbe essere il conto in banca a decidere per quanto tempo si potrà andare a scuola o quanto a lungo si vivrà – afferma Winnie Byanyima, Direttrice di Oxfam International – eppure è proprio questa la realtà di oggi in gran parte del mondo”.La misura più urgente da adottare, quindi, sarebbe rendere più equo il sistema fiscale, invertendo la tendenza attuale che privilegia la tassazione su redditi da lavoro e consumi, per spostarla su redditi da capitale e patrimoni.
L’imposizione fiscale a carico dei più abbienti, grandi imprese comprese, è stata infatti ridimensionata in modo significativo negli ultimi anni: basti pensare che l’aliquota massima dell’imposta sui redditi di persone fisiche è passata dal 62% nel 1970 al 38% nel 2013. Nei Paesi in via di sviluppo, oggi, tale aliquota è in media al 28%. In Paesi come Brasile e Regno Unito, il 10% dei più poveri paga in proporzione al reddito più tasse del 10% dei più ricchi.
A risentirne, ovviamente, è il finanziamento dei servizi pubblici, in primo luogo sanitari. Conseguenza: 10.000 morti al giorno per assenza di cure. Oxfam stima anche che nei Paesi in via di sviluppo un bambino proveniente da una famiglia povera abbia il doppio delle possibilità di morire entro i 5 anni di quante ne abbia il figlio una famiglia agiata.

Il Rapporto di Oxfam chiarisce inoltre quanto la disuguaglianza economica cammini di pari passo con quella di genere, tant’è che gli uomini possiedono oggi il 50% in più della ricchezza netta delle donne e controllano oltre l’86% delle aziende.
Il divario retributivo di genere ammonta poi al 23%, dato che peraltro non tiene conto del lavoro di cura svolto in prevalenza dalle donne. Su questo vi è un esempio lampante: se tutto il lavoro di cura che le donne svolgono quotidianamente venisse dato in appalto a una sola azienda, questa fatturerebbe circa 10.000 miliardi di dollari l’anno, 43 volte il fatturato della Apple.
“Le persone in tutto il mondo sono arrabbiate e frustrate – conclude Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia – ma i governi possono apportare cambiamenti reali per la vita delle persone assicurandosi che le grandi aziende e le persone più ricche paghino la loro giusta quota di tasse, e che il ricavato venga investito in sistemi sanitari e d’istruzione a cui tutti i cittadini possano accedere gratuitamente. I governi possono ancora costruire un futuro migliore per tutti, non solo per pochi privilegiati. È una loro responsabilità”.
Eppure, sembra proprio che se ne siano dimenticati.

fonte:http://sbilanciamoci.info/