La piscina cambia per essere un elemento importante nelle città del futuro

Le piscine possono rappresentare uno strumento di riqualificazione urbanistica? Secondo gli addetti ai lavoratori questo può essere un valido fronte su cui lavorare, un aspetto importante che possa portare vantaggi su più fronti: accrescimento del valore immobiliare, più strutture per lo sport e il wellness, valore ecologico.

Sembra essere emerso questo dal ForumPiscine 2019, la fiera di settore giunta alla 11 edizione che si è tenuta a Bologna dal 13 al 15 febbraio. Come sempre questo evento ha dato spazio alle idee e ai nuovi prodotti delle aziende presentando, da consuetudine, una ricca parte espositiva per il confronto tra gli avventori e i marchi. Oltre all’Expo di realtà del settore non solo italiane ma provenienti anche da paesi quali Israele, Olanda, Francia, Cina, l’evento ha visto anche l’articolarsi di workshop e momenti di confronto sulle prospettive del settore.

La riflessione su come portare avanti questa industria e su quali tasti battere per portare avanti l’economia delle piscine è doverosa considerato che il nostro paese potrebbe fare di più in tal senso. I relatori si sono focalizzati su 4 punti principali che sembrano descrivere le vie percorribili per rafforzare l’attività della filiera.

In primo luogo c’è la sicurezza, un tema che va dalle più specifiche novità su come contrastare il batterio della legionella, all’analisi più generica dei rischi per l’incolumità personale che possono essere corsi nelle strutture pubbliche e private. Un discorso del genere non può prescindere dalla messa in sicurezza degli impianti sul territorio italiano, tante strutture chiedono ancora di essere messe a norma.

Il discorso sicurezza riguarda anche da vicino la professionalità delle aziende che operano alla costruzione di impianti, soprattutto, privati. I prezzi di una piscina sono molto vari, ma generalmente si va dai 15 ai 30 mila euro che rappresentano cifre piuttosto alte per le quali si richiede massima professionalità. Per la costruzione di un impianto sono necessarie diverse figure di esperte e qui troviamo un fattore penalizzante di un certo spessore: il vuoto normativo che non definisce correttamente i requisiti tecnici ai quali rispondere per mettere mano a un impianto.

Un vuoto grave, sottolineato anche dal presidente di Assopiscine in un’intervista in cui gli si chiedeva del settore e della direzione che stesse prendendo: “A penalizzarci è innanzitutto il quadro normativo, non tanto per la moltitudine di norme locali diversissime che rendono ogni cantiere un interrogativo, ma per l’assenza di un chiaro profilo professionale del costruttore di piscine che qualifichi gli operatori e quindi garantisca alle famiglie un lavoro a regola d’arte”.

Bisogna quindi che si chiarisca bene questo punto, in modo da avere dei distinguo all’interno di quel grosso calderone dove sono sia le aziende che lavorano con un certo criterio, che quelle che non rispettano i parametri qualitativi. Sicuramente il futuro del settore, nel quale nuove tecnologie e idee si vanno moltiplicando, è nella formazione del personale che deve essere in grado di rispondere alle nuove specifiche.

I ruoli si ibridano e così nella costruzione di nuovi impianti vengono chiamate a collaborare figure professionali diverse. È il caso degli impianti pensati per la rigenerazione urbano, un altro macro-tema che ha tenuto banco nella kermesse bolognese in cui è stato presentato il caso di una proposta per riqualificare una zona di Milano piuttosto urbanizzata tramite la costruzione di un centro per l’attività in acqua. La piscina diventa così un servizio che all’interno del quartiere ha un peso specifico in termini di importanza.

Un discorso che si riallaccia perfettamente al tema di un altro workshop che è stato il rapporto pubblico-privato nella gestione degli impianti acquatici complessi. Parliamo della ricerca di un equilibrio che debba puntare al massimo livello di efficienza attraverso delle partecipazioni private in un contesto pubblico, il funzionamento di questo rapporto è la chiave di tutto il discorso.

In Italia c’è un impianto pubblico ogni 19 mila abitanti, quasi il triplo rispetto alla media di paesi quali il Portagallo, la Francia, la Germania e la Spagna. Qualcosa non va, visto che anche nel settore privato i numeri sono più bassi rispetto alla media europea. Eppure secondo i numeri della Assopiscine, associazione di riferimento per il settore, una famiglia su 10 avrebbe la possibilità di costruire un impianto domestico che contribuirebbe ad alzare notevolmente il valore dell’immobile.

Eppure di soluzioni ce ne sarebbero svariate, l’offerta ormai riesce a coprire ogni richiesta: piscine economiche non interrate ma di design, piscine installabili su terrazzi o attici, piscine in acciaio adattabili a quasi tutti i tipi di superfici. Per non parlare delle soluzioni ecologiche a basso impatto ambientale o che addirittura si integrano totalmente alla natura (qui alcuni incredibili esempi dall’ultimo Italian Pool Award). Insomma, gli impianti per le attività in acqua hanno tante frecce all’arco per potersi configurare come elemento importante delle città future.