Le regole valgono sempre per gli altri: accade ad Anzio che una dipendente comunale, Sottufficiale della Polizia Locale, esponente politico del Pd, chieda le dimissioni di un Amministratore Comunale sulla pagina istituzionale social dello stesso Comune. Ad un semplice richiamo del Comandante, abilmente strumentalizzato sui media dalla diretta interessata, scatta la condotta ambigua di una certa sinistra, di qualche giornalista e di parte del Sindacato, nel quale lo stesso Sottufficiale ricopre incarichi di rappresentanza. A questi giornalisti domandiamo se a loro è consentito chiedere le dimissioni del loro capo redattore o del direttore, sulla pagina di comunicazione del giornale dove lavorano e dal quale tutti i mesi percepiscono il giusto stipendio?
Oppure se ad un dipendente dell’Asl è consentito pubblicare post e comunicati di natura politica per chiedere le dimissioni, sulla pagina social dell’Asl stessa, del proprio direttore generale?
In qualunque Azienda di questo Paese, fatti come quelli di Anzio comporterebbero sanzioni durissime verso il dipendente, fino al punto di un concreto rischio di licenziamento. Ad Anzio, invece, il Sottufficiale della Polizia Locale, militante politico, diventa la vittima ed il Comandante della Polizia Locale, insieme al Sindaco, i censori della libertà di pensiero, soltanto per aver fatto un richiamo rispetto alla condotta sconcertante della protagonista dei fatti, non nuova ad episodi di questo genere, con l’aggravante che, questa volta, lo strumento utilizzato per la sua attività di contrapposizione politica è il sito dove lei stessa lavora. Così, in una nota, Tony Bruognolo, segretario politico Lega Sud e Annalisa Guercio, coordinatore della Lega di Anzio.