Serve un cambio di passo: fondamentale assicurare servizi minimi
Nessun investimento ad Ardea in strutture sanitarie a servizio della popolazione. Questa, in estrema sintesi, è la notizia del giorno secondo quanto emerso ieri all’Ospedale dei Castelli durante la conferenza stampa di presentazione degli investimenti previsti dal PNRR Sanità della ASL Roma 6.
“Nel nostro distretto socio-sanitario – che comprende i Comuni di Ardea e Pomezia – il PNRR Sanità prevede l’apertura di un Ospedale di Comunità, di una Casa della Comunità e di una Centrale Operativa Territoriale. Tutte e tre queste strutture saranno realizzate a Pomezia. Ardea rimane ancora una volta sprovvista di presidi sanitari minimi” commenta il leader e candidato sindaco di Ardea Domani Luca Vita.
“Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è l’assoluta necessità di una sanità vicina alle cittadine e ai cittadini – prosegue Vita – qui ad Ardea scontiamo invece un ritardo di oltre cinquant’anni e una sostanziale dipendenza da Pomezia. Fatta eccezione per la sede distaccata della ASL di via dei Tassi a Tor San Lorenzo, la nostra città non dispone di strutture sanitarie pubbliche. Esistono chiaramente strutture private convenzionate ma in misura nettamente minore rispetto a Pomezia. Per questo, è necessario un serio cambio di passo, vista sia la consistenza numerica in termini di persone che ad Ardea risiedono, sia considerando che in estate il numero degli abitanti da noi praticamente raddoppia”
Il piano di investimenti previsti dal PNRR Sanità nei comuni della ASL Roma 6 ammonta a 49 milioni di euroe punta a afforzare la capacità di erogazione di servizi e prestazioni sul territorio, grazie al potenziamento di strutture territoriali.
In particolare, le Case della Comunità sono strutture sanitarie territoriali in cui il cittadino può trovare tutti i servizi sanitari di base, il Medico di Medicina Generale e il Pediatra, gli specialisti ambulatoriali e altri professionisti (logopedisti, fisioterapisti, tecnici della riabilitazione). Figura chiave nella Casa della Comunità sarà l’infermiere di famiglia, che diventa il professionista responsabile dei processi infermieristici in famiglia e Comunità.
Gli Ospedali di Comunità sono, invece, strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve e destinati a pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica. Si tratta di strutture intermedie tra la rete territoriale e l’ospedale, di norma dotate di 20 posti letto, a gestione prevalentemente infermieristica.
Le Centrali Operative Territoriali, infine, sono hub tecnologicamente avanzati per la presa in carico del cittadino e per il raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo assistenziale: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e della rete di emergenza-urgenza.
“Noi crediamo che in tema sanitario occorra anche un cambiamento di approccio – conclude Vita – serve dialogo con le istituzioni superiori (soprattutto con la Regione Lazio) per far presente le esigenze e le urgenze del nostro territorio. E serve dialogo anche tra le forze politiche e sociali, incluso il privato e il terzo settore: crediamo che su questioni come questa, la città debba parlare con una sola voce”.