La poesia “Fine d’anno” di Jorge Luis Borges è un’opera che riflette sull’enigma del tempo e sulla fine dell’anno. Il poeta argentino intuisce l’avvicinarsi di un grande mistero: l’enigma del tempo. In questa poesia, Borges raccoglie e analizza le ragioni che ci conducono a festeggiare il Capodanno, per quale motivo abbiamo dato un valore simbolico a questo cambiamento di date, di calendario? Perché celebriamo un processo astrologico? L’autore prova a spiegarlo tramite un’analisi poetica che trascende nel filosofico, facendo riferimento a uno dei primi filosofi greci, Eraclito, che vedeva nel fuoco l’origine e il principio assoluto di tutte le cose, ovvero l’arché. Il fuoco, la fiamma, per Eraclito è la rappresentazione stessa del dinamismo del divenire, di ciò che brucia ma non si consuma. Da qui Borges passa ad analizzare il vero mistero, ovvero l’eterno enigma del tempo secondo il quale tutto muta in continuazione, tutto scorre, eppure rimane uguale. La poesia è tratta dalla prima raccolta di Borges “Fervore di Buenos Aires” (1923)
Fonti: sololibri.net, bing.com, book-tique.it, carteggiletterari.it
“Né la minuzia simbolica
di sostituire un tre con un due
né quella metafora inutile
che convoca un attimo che muore e un altro che sorge
né il compimento di un processo astronomico
sconcertano e scavano
l’altopiano di questa notte
e ci obbligano ad attendere
i dodici e irreparabili rintocchi.
La causa vera
è il sospetto generale e confuso
dell’enigma del Tempo;
è lo stupore davanti al miracolo
che malgrado gli infiniti azzardi,
che malgrado siamo
le gocce del fiume di Eraclito,
perduri qualcosa in noi:
immobile”.
Eduardo Saturno