In poche parole. “Il ladro di quaderni” il libro di Gianni Solla

“Nessuno può portare nella vita di un altro solo il bene o solo il male, ogni sentimento percorso fino in fondo alla sua essenza conduce al sentimento contrario.”

Gianni Solla con “Il ladro di quaderni” edito da Einaudi ha avuto il potere di farmi immergere nelle sue parole, che poi è un po’ il tema del libro, le parole.

Parole che possono ferire, parole che se taciute fanno ancora più male, parole dette male, parole di cui innamorarsi, parole che aprono spiragli abbaglianti su vite pensate in prospettiva e misere.

Davide, Nicolas e Teresa, tre amici, che poi diventeranno amanti ma che il destino li vedrà così tanto vicini e così tanto lontani.

È un libro che racconta di terra, di aridità, di mancanza di opportunità e di forza, di tenacia, quella di Davide, nel saper cambiare il proprio destino sotto la spinta emotiva di un amore immenso, quello per Nicolas, un giovane ragazzino ebreo che con il papà si sono rifugiati a Tora, perché il Duce ha detto che tutti gli ebrei devono essere annientati.

Davide ha sete di conoscenza, invidia e ama Teresa, colta, coraggiosa, come quando salta dal ponte di legno per immergersi nell’acqua. Nicolas prima di nascondersi viveva a Napoli col papà, un maestro, il quale insegnerà a Davide a leggere e scrivere, mentre suo padre lo voleva contadino, voleva che continuasse ad occuparsi dei maiali, della terra.

Il destino cambia solo se siamo noi a deciderlo, solo se guardandoci allo specchio capiamo che siamo altro dal disegno che qualcuno ha pensato per noi.

Poi ti accorgi che mentre sei intento a scrivere la tua storia, sulla scia dell’ammirazione per qualcuno, quel qualcuno, nel “petto profondo dell’oceano” sta seguendo le orme che tu hai lasciato e lo fa con la stessa intenzione.

Ci penserà poi la vita a farvi riavvicinare e a scoprire che condividevate molto di più di un’ammirazione.