Il vescovo di Albano, Vincenzo Viva si è recato nuovamente in visita presso il Monastero studita ucraino di Castel Gandolfo, dove il padre Kozak Oleh, conosciuto come padre Oreste, accoglie, insieme a dei volontari, circa trenta rifugiati dalla guerra ucraina. Nell’occasione è stata consegnata una nuova donazione di cinquemila euro, dai fondi della “carità del Vescovo”, per le necessità di questa casa di accoglienza.
Al fraterno incontro con padre Oreste e con gli ospiti del monastero, soprattutto mamme con i loro figli e persone anziane, ha partecipato anche Alessio Rossi, direttore della Caritas diocesana di Albano. «In questi giorni della Settimana Santa, nei quali contempliamo il cammino di Gesù verso la sua crocifissione sul monte Calvario in Gerusalemme – ha detto il vescovo Viva – è necessario per noi fissare lo sguardo anche sulle persone crocifisse nel nostro tempo. Il popolo ucraino è un popolo traumatizzato ormai da più di due anni. Nel mese di dicembre dello scorso anno si sono contati quasi 6 milioni di rifugiati ucraini in Europa: famiglie sconvolte che hanno dovuto lasciare le loro case, gli ambienti a loro familiari, scappare da bombe e violenze, cercare riparo in altre nazioni. Il sorriso è scomparso dal volto dei bambini. I loro occhi ci parlano della sofferenza di questo popolo. Tante famiglie sono state divise, mentre i loro papà e i figli maggiorenni si trovano a combattere e a morire». La visita al monastero di Castel Gandolfo è stata, allora, anche occasione per ribadire la vicinanza della Chiesa di Albano a tutto il popolo ucraino: «Oggi – ha aggiunto il vescovo di Albano – sono qui per testimoniare e assicurare che la nostra diocesi di Albano continua a stare vicino a questi fratelli e sorelle ucraini che hanno trovato accoglienza nel nostro territorio diocesano. Siamo vicini con la preghiera, ma anche con la solidarietà concreta. La nostra Caritas diocesana può raccontare ormai tante storie belle e commoventi di vicinanza a queste persone, molte delle quali hanno trovato integrazione, lavoro, nuovi amici e nuova speranza. Per la maggioranza l’obiettivo rimane ovviamente quello di ritornare nella loro patria, in condizioni di libertà e sicurezza. Per questo è necessario anche uscire dalla spirale infernale della logica della guerra. Qui non si tratta ormai più di vittoria o di resa, ma di fermare le armi che uccidono e distruggono, attraverso la mediazione, la negoziazione e qualche inevitabile compromesso. La pace è possibile, se è veramente voluta, specialmente anche fuori dai confini dell’Ucraina e della Russia».
Negli ultimi due anni, infatti, sul territorio della diocesi di Albano, con il coordinamento della Caritas diocesana, sono stati accolti e sostenuti 60 nuclei familiari, per un totale di 149 persone tra adulti e minori, provenienti dall’Ucraina.
Attraverso il progetto A.PR.I. (Accogliere, Promuovere, Integrare) della Caritas Italiana, sono state aperte le porte di due opere segno della diocesi (la casa di accoglienza “Card. Pizzardo” di Torvaianica e la casa “Mons. Bernini” di Tor San Lorenzo) e di alcuni istituti religiosi presenti sul territorio diocesano (lo stesso monastero Studita di Castel Gandolfo, le Missionarie Unitas in Christo ad Patrem di Anzio, le Monache Agostiniane di Genzano, i Salesiani don Bosco di Genzano, i Padri Giuseppini del Murialdo di Albano), che hanno offerto a queste famiglie non solo un rifugio sicuro, ma anche un sostegno tangibile nel cammino verso l’autonomia. Grazie al costante lavoro e alla generosità di questi istituti e dei volontari della Caritas, tutte le persone ospitate hanno potuto raggiungere un buon livello di autonomia, integrandosi positivamente nella comunità.