Ci sono anche cinque dipendenti di Acqualatina nell’indagine condotta dal Comando provinciale di Roma della Guardia di finanza che ha mascherato un collaudato sistema di corruttela nella gestione dei servizi idrici e fognari nel litorale romano e che si è conclusa con la denuncia alla Procura della Repubblica di Velletri di 43 persone accusate a vario titolo di peculato, corruzione, furto aggravato, truffa ai danni dello Stato e assenteismo.
Dalle indagini delle Fiamme gialle della Compagnia di Nettuno è emerso che un sodalizio composto da dipendenti della società pubblica, capeggiati da uno di loro, a fronte del pagamento di una tangente che oscillava fra i 200 e i 1.500 euro, a seconda dei servizi resi, procurava agli utenti – residenti, per lo più, ad Anzio, Nettuno e Aprilia – l’allaccio diretto alla rete idrica o in fogna, l’azzeramento dei consumi del contatore dell’acqua o l’intervento di un auto-spurgo presso le loro abitazioni, a totale carico del soggetto pubblico. Inoltre, il dominus del sodalizio proponeva spesso agli interessati una strada alternativa rispetto all’iter ordinario, consistente nel fare realizzare le opere necessarie tramite un’impresa a lui riconducibile, di cui faceva parte anche il figlio, a sua volta dipendente di Acqualatina invece che dalle maestranze di quest’ultima. L’uomo, che in una intercettazione si auto-definiva “il dottore dell’acqua”, era solito presentarsi durante l’orario di lavoro presso i “cantieri” in cui operava la sua impresa, ove spesso venivano impiegati anche materiali e strumenti della società pubblica. A lavori ultimati, essendo incaricato di compiere i sopralluoghi, ne certificava la regolarità attraverso falsi verbali, cui allegava artificiosamente fotografie parziali o riferite a luoghi diversi.
L’organizzazione poteva contare anche sulla collaborazione di un funzionario di una società fornitrice di Acqualatina e di un dirigente di quest’ultima. Nel corso delle investigazioni, che hanno permesso di documentare 28 casi di corruzione, è emerso che dipendenti di Acqualatina e noti imprenditori della zona erano abusivamente allacciati alla rete idrica: sono stati individuati 22 casi di contatori mai installati, bloccati, by-passati o ciclicamente azzerati. Come se non bastasse, il “dottore dell’acqua” e il figlio erano anche soliti giustificare la presenza sul luogo di lavoro, con la “striscia” l’uno del badge dell’altro negli appositi dispositivi di attestazione, coprendosi le assenze per oltre la metà del totale annuo delle giornate di lavoro. Per la maggior parte delle persone coinvolte è stato disposto il rinvio a giudizio.
Nel corso dell’indagine la società danneggiata ha fornito piena collaborazione per l’individuazione dei responsabili, provvedendo alla sospensione e al licenziamento, a seconda dei casi, dei dipendenti infedeli.