Si è svolta il 23 ottobre scorso, nell’aula 2 del Tribunale di Velletri, la seconda parte della requisitoria del Pubblico Ministero Giovanni Musarò sul processo denominato Tritone, davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Artusi. Oltre 4 ore di intervento, il pm però non ha terminato la sua requisitoria, che si svolgerà per altre due udienze.
La requisitoria tesa a dimostrare la colpevolezza dei soggetti che fanno capo alla locale di ‘ndrangheta di Anzio e Nettuno. Ai cui vertici ci sono (oltre ai Gallace ndr) le famiglie Madaffari e Perronace i cui singoli componenti sono imputati insieme ad altri di associazione mafiosa.
Il criterio al quale ci siamo attenuti – ha spiegato il PM-sono quelli della sentenza di cassazione “l’apporto del partecipe va valutato in concreto cioè va valutata la stabile conpartecipazione del soggetto nel tessuto organizzativo del sodalizio criminale, che dimostra la partecipazione fattiva e di atti di militanza associativa”.
“Madaffari e Perronace – ha spiegato Musarò- sono elementi di vertice dell’organizzazione che hanno una rilevante- “dote della società maggiore” cioè possono intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione e con gli apparati investigativi”.
“Peronace è il soggetto centrale che ha rapporti con la pubblica amministrazione ma soprattutto con ambienti istituzionali investigativi, quindi sicuramente fa parte della società Maggiore. Rappresentato nei rapporti con la pubblica amministrazione dal figlio. Il cui ruolo in quel momento storico viene accresciuto dal fatto che il padre è ai domiciliari in un momento importante per un’organizzazione che fa infiltrazione nella pubblica amministrazione, nel momento atteso da cinque anni, quello delle elezioni. Lui firma la lista per il sindaco Candido De Angelis, ma soprattutto consente al padre che ha i domiciliari di mantenere i rapporti con i candidati”.
“È dimostrato- continua il PM- che Perronace ricopre un ruolo nevralgico nei settori più importanti dell’associazione mafiosa innanzitutto nei rapporti con la pubblica amministrazione, è inutile ricordare che nella casa di Perronace, nel momento in cui lui era agli arresti domiciliari abbiamo intercettato due assessori: Ranucci e Di Carlo è un consigliere di maggioranza presidente di commissione cioè Lauri non è superfluo di ricordare che c’è una conversazione in cui Perronace racconta che mentre era ai domiciliari ha fatto una sorta di Consiglio comunale indicando tutti i partecipanti e facendo riferimento anche all’intervento dei Carabinieri, che poi non hanno fatto nulla, e utile anche ricordare che Perronace aveva il potere di convocare il sindaco all’interno di quella abitazione, aveva il potere di decidere chi doveva fare l’assessore all’ambiente e ha imposto il suo amico Gualtiero, è importante ricordare che lui aveva voce in capitolo nella scelta del candidato sindaco al comune di Anzio per il 2023 come abbiamo dimostrato e si imponeva nel settore dei lavori pubblici con metodo mafioso”.
Ascolta l’udienza completa del 23 settembre su radio radicale https://www.radioradicale.it/scheda/739036/processo-operazione-tritone-clan-gallace-madaffari
Nell’udienza di giovedì 26 settembre il Pubblico ministero Musarò ha dedicato la sua requisitoria agli imputati Rillo e dell’Unto. Due carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Carabinieri di Anzio, ora sotto processo con accuse gravi. intercettati più volte a casa di Perronace.
Ascolta l’udienza completa su radio radicale https://www.radioradicale.it/scheda/739377/processo-operazione-tritone-clan-gallace-madaffari