Parole di vicinanza e incoraggiamento alla comunità di Aprilia, in questo particolare momento storico della vita cittadina ancora caratterizzato dal turbamento per le vicende giudiziarie che hanno colpito a luglio scorso l’amministrazione comunale, sono arrivate dal vescovo di Albano, Vincenzo Viva durante l’omelia nella Messa per le celebrazioni del Santo Patrono, San Michele Arcangelo, sabato 28 settembre nella Chiesa di San Michele.
«Ci troviamo quest’anno, in questa ricorrenza del santo patrono, in un momento delicato, quasi di sconfitta della vita civica di questa amata città di Aprilia: lo scioglimento del Consiglio comunale, per le vicende che ci sono ben note, ha diffuso in tutta la città sentimenti di incredulità, di indignazione e di vergogna. Tanti onesti e bravi cittadini fanno fatica a comprendere la gravità di questo fatto, si sentono umiliati per la cattiva immagine che si dà di questa città, percepiscono un senso di sfiducia verso le istituzioni, quasi di tradimento della fiducia da chi è chiamato a governare».
Il pensiero è quindi andato alle parole sempre attuali che san Paolo VI, nel 1964, rivolse alla giovane comunità apriliana nel corso della sua storica visita, rievocata lo scorso 26 settembre con la presentazione del libro “Fede e lavoro. Paolo VI ad Aprilia e Pomezia” (edizioni MiterThev), a cura della diocesi di Albano, con il commento del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.
«Come cristiani, come comunità ecclesiale di Aprilia – ha aggiunto Viva – dovremmo lasciarci scuotere dalle parole che Paolo VI affidò proprio 60 anni fa alle due giovani città di Aprilia e di Pomezia, dicendo loro che non basta solo il benessere materiale, l’avere una casa e un lavoro, ma bisogna sviluppare anche un’anima cittadina. Paolo VI esortò le due comunità a fondare la città non sull’indifferenza, ma su un senso di appartenenza reciproca, di responsabilità cristiana e civile: l’indifferenza è un tarlo terribile della nostra società e della vita privata. Siamo chiamati a non cadere nella tentazione di dividerci tra “buoni” e “cattivi”, ma a collaborare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per il bene comune della nostra città».
E alle tante forze sane e genuine di Aprilia si è rivolto il vescovo a conclusione della sua riflessione: «Come si costruisce – ha chiesto il vescovo di Albano – il bene comune? Anzitutto, ci vuole autocritica, riconoscendo che i problemi che stiamo vivendo non riguardano solo i politici, ma tutta la città. I politici sono sempre espressione di una società e di una cultura: tutti abbiamo il dovere della vigilanza, della partecipazione attiva, dell’educazione alla legalità. Tutti dovremmo indignarci quando ci sono soprusi, quando la violenza prevarica il debole, quando ci sono attività illegali sotto i nostri occhi e noi pensiamo che ciò sia normale. San Paolo VI ci esortava: “Siate cristiani! Siate cristiani! Conservate la fede” Oggi la fede qui ad Aprilia deve tradursi in impegno concreto per il bene della città».