La Regione Lazio vuole estendere i percorsi di prevenzione contro il tumore della cervice uterina, ampliando, attraverso la campagna di comunicazione che parte il 18 settembre, la partecipazione delle donne tra i 25 e i 64 anni.
Un’attività di screening che è cresciuta costantemente nel 2024, fino ad arrivare ai 123mila esami erogati dai consultori delle Aziende sanitarie locali, in confronto alle 101mila prestazioni effettuate nel 2021; raggiungendo, così, il 33,2% di adesioni rispetto all’invito per i cittadini trasmesso dalle Asl (più 13,2 per cento sul 2021), con 3600 approfondimenti diagnostici e 525 lesioni precancerose.
«La prevenzione rappresenta un pilastro fondamentale delle politiche sanitarie della Regione Lazio e lo screening per il tumore del collo dell’utero ne è una delle espressioni più concrete ed efficaci. I numeri ci confortano: nel 2024 sono stati erogati 123mila esami, con un incremento significativo rispetto a tre anni fa. Ma dietro questi dati ci sono soprattutto vite protette, diagnosi precoci, possibilità concrete di intervenire in tempo e salvaguardare la salute delle donne» ha dichiarato Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio.
Il tumore della cervice uterina è una malattia che possiamo combattere con due strumenti decisivi: la prevenzione primaria, attraverso la vaccinazione contro l’HPV, e la prevenzione secondaria, grazie agli screening periodici. Per questo la Regione Lazio ha deciso di rafforzare i percorsi già attivi e di lanciare una nuova campagna di comunicazione rivolta a tutte le donne tra i 25 e i 64 anni, con l’obiettivo di aumentare ulteriormente la partecipazione» ha sottolineato il presidente Francesco Rocca.
Il messaggio è chiaro: aderire allo screening è un gesto di responsabilità verso sé stesse e verso la propria famiglia. I test sono gratuiti, semplici e sicuri; possono individuare precocemente lesioni che, se trascurate, rischiano di evolvere in forme tumorali. Aderire significa avere un’opportunità in più, significa tutelare il proprio futuro. Come Presidente della Regione Lazio, sento il dovere di ribadire che la prevenzione non è un’opzione, ma un diritto e un dovere di salute pubblica. Per questo mettiamo a disposizione delle nostre comunità strumenti concreti, dall’ampliamento degli screening ai programmi vaccinali, fino alle agevolazioni per chi non rientra nella gratuità. È un investimento per il benessere di oggi e per la salute delle generazioni future» ha aggiunto il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.
Il tumore del collo dell’utero può essere, infatti, diagnosticato precocemente, aderendo agli esami promossi dalla Asl di residenza anche in occasione delle campagne di prevenzione. Ogni tre anni le donne tra i 25 e i 29 anni sono invitate a effettuare un pap test, mentre le donne tra i 30 e i 64 anni vengono contattate per il test contro il papillomavirus (test HPV) ad intervalli di cinque anni. La partecipazione al percorso di screening permette di avere una diagnosi accurata, nell’ambito di un percorso protetto e gratuito volto all’individuazione di eventuali lesioni precancerose.
La Regione Lazio ha attivato, altresì, un protocollo vaccinale anti-HPV mirato a garantire l’appropriatezza del percorso sanitario tra le nuove generazioni, nel rispetto delle linee guida dell’Istituto superiore di sanità. Un percorso di prevenzione dedicato è garantito alle ragazze di 25 anni che abbiano effettuato entro i 15 anni il vaccino antivirus HPV. Per questo le Aziende sanitarie locali di residenza proporranno un test HPV a partire dal 30esimo anno di età, ripetuto ogni cinque anni, grazie alla vaccinazione somministrata durante l’adolescenza.