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Pedagogia in gioco, “Corri, salta, scegli!” – Lo sport giusto non esiste: esiste quello adatto a tuo figlio

 

Rubrica settimanale a cura della maestra Giorgia Costantini

Titolo

“Corri, salta, scegli!” – Lo sport giusto non esiste: esiste quello adatto a tuo figlio

Lettera

Cara maestra,
mio figlio ha 8 anni.
Lo abbiamo iscritto a calcio perché gli amici ci vanno e sembrava contento. Ma dopo poche settimane ha iniziato a lamentarsi.
Dice che non vuole più allenarsi, che si annoia, che non gli piace l’allenatore. Mio marito insiste perché continui: “È solo pigrizia, deve imparare a non mollare”.
Io invece comincio a pensare che forse abbiamo sbagliato sport.
Ma allora… quale sarebbe quello giusto per lui?

Una mamma confusa

Scegliere uno sport: tra educazione, attitudine e libertà

Questa domanda la sentiamo spesso:
“Quale sport far fare a mio figlio?”
E dietro questa domanda, si nasconde un mondo: desideri, aspettative, sogni e paure.

Fare sport in età evolutiva non significa solo muoversi o scaricare energia.
Significa conoscere il proprio corpo, imparare a rispettare regole, accettare la fatica, confrontarsi con sé stessi e con gli altri.
Significa scoprire qualcosa che ci piace, che ci fa battere il cuore e che ci dà un ruolo nel mondo.

Ma attenzione:
Lo sport giusto non esiste.
Esiste lo sport adatto a ciascun bambino, in quel momento specifico della sua crescita.

Alcune domande utili per orientarsi

È un bambino competitivo o cooperativo?
È timido o estroverso?
Ama le sfide o preferisce le attività creative?
Ha bisogno di canalizzare l’energia o di imparare a concentrarsi?
Cerca socialità o sicurezza?

Queste domande non hanno risposte assolute, ma servono ad ascoltare il bambino, più che a incasellarlo.

Attenzione alle “trappole” più comuni

❌ Proiettare i propri sogni

“Facevo danza, quindi la iscrivo subito.”
“Mi piaceva il basket, spero che anche lui lo ami.”
Ma tuo figlio… che cosa ama davvero?

❌ Seguire il gruppo

“Ci vanno tutti, è comodo, è vicino casa.”
Sì, è pratico, ma non sempre è giusto. Lo sport non è un doposcuola, è una scelta identitaria.

❌ Confondere pigrizia e rifiuto

Un bambino può mollare uno sport per noia, insicurezza, disagio, mancanza di affinità.
Chiudere in fretta con “è pigro” è una scorciatoia che non aiuta nessuno.

✨ Il segreto? Provare, cambiare, scoprire

Molti bambini trovano il loro sport dopo averne provati diversi.
Non è dispersione: è esplorazione.
• Se in palestra si chiude, magari si aprirà in piscina.
• Se in un gioco di squadra si sente invisibile, può fiorire in un’attività individuale.
• Se odia le regole, forse l’arrampicata lo farà sentire libero e forte.

Lasciare che sperimenti è un regalo.
Cambiare attività non è fallire: è imparare a conoscersi.

E la scuola?

Anche il contesto scolastico può aiutare:
• Promuovendo attività motorie diversificate,
• Offrendo occasioni non competitive,
• Aiutando i bambini ad avvicinarsi allo sport come esperienza di benessere, non solo di prestazione.

Un insegnante può essere il primo ad accorgersi che un bambino ha talento… o che soffre in una disciplina non adatta.

Ai genitori

Scegliere uno sport non deve diventare un campo di battaglia.
Né una corsa a ostacoli verso il successo.

È un cammino educativo, fatto di ascolto, di fiducia e anche di qualche rinuncia.

Sì, perché a volte i figli mollano anche uno sport per cui sono bravi.
E lì va ascoltata la motivazione, non forzata la prestazione.

❤️ Il messaggio finale

Lo sport che fa bene è quello che:
• fa tornare a casa sudati e sorridenti,
• che fa battere il cuore,
• che insegna a perdere e a rialzarsi,
• che lascia dentro la voglia di tornare domani.

“Non cercate lo sport perfetto. Cercate quello in cui vostro figlio si sente vivo.”
— Pedagogia in GioCo

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Hai un dubbio, una domanda o un piccolo grande problema quotidiano da condividere?
Scrivimi, e insieme proveremo a guardarlo con occhi pedagogici: giorgiamaestra@gmail.com

Ti aspetto nella prossima uscita di Pedagogia in GioCo.

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