il prossimo 19 dicembre, alla ex Claudia di Aprilia, alle 20:30, sarà proiettato il film “From Ground Zero”. I contributi raccolti durante la serata saranno destinati all’ospedale Al Awda di Gaza. Per prenotarsi si può telefonare ai numeri 3476680972 – 3343889871.
Scheda del film
Il progetto From Ground Zero, lanciato negli ultimi mesi del 2023 da Rashid Masharawi, regista palestinese originario di Gaza, nasce dalla necessità di tracciare la memoria di quanto vissuto affinché la storia dell’occupazione della Palestina non possa essere riscritta senza tenere conto di quella dei palestinesi. L’idea di comporre un film collettivo di ventidue cortometraggi, ideati, scritti e diretti da altrettanti giovani autori e autrici palestinesi, consente una
molteplicità di punti di vista in una pluralità di linguaggi che mostrano devastazione e macerie
ma anche la resistenza attraverso l’atto creativo, la poesia e la gioia dello stare insieme.
22 cortometraggi realizzati secondo un progetto che mira a offrire a giovani filmaker l’opportunità di esprimersi attraverso il proprio lavoro. Ogni corto, dalla durata compresa tra i 3 e i 6 minuti, presenta un punto di vista originale sulla realtà di Gaza e sulle esperienze di vita della sua popolazione, tra la tragedia dei bombardamenti e lo spirito di sopravvivenza di un popolo. Mischiando generi che vanno dalla fiction al documentario, dall’animazione al cinema
sperimentale, il film presenta una varietà di storie che riflettono il dolore, la gioia e la speranza di Gaza e testimoniano della vitalità della sua scena artistica, nonostante le terribili condizioni in cui si trova a operare. Episodi brevi, intorno ai 5 minuti ognuno, di diversa sensibilità e profondità, quasi tutti immediati nello stile e nella rappresentazione, talvolta ai limiti
dell’amatorialità. Ma mai come in questo caso qualunque discorso critico appare vuoto e
totalmente inutile, perché ciò che conta è la testimonianza, la forza dell’idea, il senso
vertiginoso del dolore di un gruppo coeso di cineasti che, vista la tragica costanza dei
bombardamenti e la quotidianità survivalista alla quale sono sottoposti, ci possiamo solo
augurare siano ancora tutti vivi. Questo paradosso tra la voglia di comunicare un dramma e, poiché la pace al momento pare l’ipotesi più lontana, il tentativo di farne ancora parte per poterlo raccontare, si sostanzia in alcune storie indicative che mostrano la resistenza, la reazione, la difficile elaborazione del lutto in un incubo a cielo aperto; inevitabile visto lo scenario di devastazione, macerie e palazzi distrutti dovuto alle rappresaglie israeliane, per un’ironia amara che pare essere diventata la cifra narrativa di un buon numero degli episodi dello stesso film. E, oltre le macerie, la speranza data dai bambini, onnipresenti, vittime predestinate della guerra ma anche simbolo di una possibile rinascita a cui solo pochi degli episodi paiono aver davvero rinunciato. Anche la presenza della spiaggia di Gaza, l’unico limite imposto dalla natura e non dalla legge spietata degli uomini, pur apparendo come un confine apparentemente invalicabile, fornisce invece uno spaccato illusorio di attaccamento eroico alla bellezza, concetto fondamentale dell’intera operazione.





