HomeAttualitàGinecologia senza ginecologi: ad Anzio la sicurezza delle donne viaggia in ambulanza

Ginecologia senza ginecologi: ad Anzio la sicurezza delle donne viaggia in ambulanza

L’ennesimo colpo per l’Ospedale di Anzio arriva in un momento paradossale: mentre il Direttore Generale dell’ASL Roma 6, Gianni Profico, parla di lavori di ristrutturazione e di interventi strutturali, e inaugurazioni fantasma la realtà quotidiana è quella di reparti senza medici, sicurezza affidata a soluzioni di fortuna e servizi essenziali ridotti a emergenza permanente.

La mancata copertura dei turni di Ginecologia e Ostetricia da formalmente certificata dall’ASL, non è un semplice disservizio ma un fallimento gestionale che ricade interamente sulle pazienti e sugli operatori sanitari. In assenza dello specialista, le urgenze ginecologiche vengono demandate al chirurgo generale di guardia, forzando competenze e abbassando inevitabilmente il livello di tutela clinica.
Ma il punto più grave è la scelta di trasformare l’ambulanza dedicata nel fulcro dell’assistenza ostetrica. Non un supporto straordinario, bensì la risposta ordinaria all’assenza di medici. Le emergenze vengono caricate su un mezzo di trasporto e inviate altrove, come se il problema non fosse la mancanza di personale ma solo la distanza da colmare. Una soluzione che aumenta i rischi, allunga i tempi di intervento e svuota di fatto il presidio ospedaliero della sua funzione.
Il contrasto tra la narrazione delle ristrutturazioni e la realtà dei reparti è evidente.
Sul piano regionale, la responsabilità non può essere ignorata. Il governatore Francesco Rocca, che spesso richiama l’attenzione sul rilancio della sanità laziale, continua a concentrare lo sguardo sui grandi poli, lasciando le province – come il litorale sud e l’area dei Castelli Romani – in una condizione di cronica marginalità. Anzio ne è l’esempio più evidente: un ospedale che resiste, ma sempre più svuotato di funzioni essenziali.

Definire queste misure come “temporanee” fino al 31 dicembre 2025 non rassicura nessuno. Quando l’emergenza diventa strutturale, significa che la programmazione ha fallito. E quando la sicurezza di donne e neonati dipende da un’ambulanza parcheggiata fuori dal pronto soccorso, non si è di fronte a un piano sanitario, ma a una rinuncia silenziosa.

Questo è il nuovo colpo per l’Ospedale di Anzio.
E mentre si celebrano annunci e lavori, nelle province si continua a fare i conti con la mancanza di medici, di sicurezza e di risposte concrete.

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