Diciassette condanne, per un totale di 190 anni di reclusione. Si è concluso così, dopo anni di udienze e oltre 24 ore di camera di consiglio (i giudici hanno dormito all’interno del Tribunale di Velletri) il processo «Appia», scaturito dalle indagini della direzione distrettuale antimafia di Roma sugli affari che le famiglie Gallace e Novella avrebbero portato avanti ad Anzio e Nettuno tra il 1998 e il 2004. Inchiesta con al centro una cosca partita dalla zona ionica della Calabria negli anni ’70, ma che ha messo radici profonde a Nettuno, unico comune sciolto per mafia nel Lazio. Una sentenza, quella di oggi, che dimostra come la Calabria, la Lombardia e il Lazio siano un unicum territoriale per la ‘ndrangheta. Il Tribunale ha ridimensionato le pene rispetto a quanto chiesto dal pm Francesco Polino nel gennaio scorso, confermando però l’ipotesi della costituzione di un’associazione mafiosa sul litorale romano. L’inchiesta «Appia» è quella che aveva anche fornito elementi per lo scioglimento del consiglio comunale di Nettuno per infiltrazioni mafiose. ” Questa sentenza ha un’importanza storica per la lotta alle mafie nel litorale a sud di Roma ed è una risposta a chi, ancora oggi, nel litorale sottovaluta il fenomeno mafioso negandone l’esistenza pervicacemente-Commenta Edoardo Levantini Presidente del Coordinamento Antimafia di Anzio e Nettuno- La sentenza giunta a sei anni dall’inizio del dibattimento si somma alle numerose inchieste e sentenze delle autorità giudiziarie di Roma,Milano,Catanzaro e Reggio Calabria che hanno colpito il clan Gallace. Il clan ’ndranghetista che partendo da Guardavalle, ha colonizzato il litorale ed è presente nella capitale nei quartieri di Tor Bella Monaca e Pigneto“.
Il commento di Ferdinando Secchi, coordinatore Libera Lazio: “La sentenza di oggi, la prima per ‘ndrangheta della provincia di Roma è la conferma della presenza di famiglie di ‘ndrangheta alle porte della Capitale. Ci stupiamo di chi si stupisce, le mafie vanno dove si possono fare affari, dove il denaro gira . Una sentenza che arriva a distanza di circa otto anni dallo scioglimento del Comune di Nettuno , situato strategicamente per chi vuole fare affari tra la città di Roma e quella di Latina. Una sentenza che richiama tutti a tenere alta l’attenzione, bisogna richiamare alla corresponsabilità delle azioni convinti che quel territorio, la regione Lazio, ha gli anticorpi per respingere questi attacchi. ”