Grande preoccupazione di SEL per presunte indagini su Bruschini e Placidi, gli esponenti politici locali figurerebbero tra i 29 indagati dell’inchiesta Caronte sul “caro estinto
Esprimiamo grande preoccupazione per gli scenari cupi ed inquietanti che emergono dall’articolo del quotidiano La Repubblica sugli avvisi di garanzia che avrebbero raggiunto i vertici apicali delle istituzioni comunali di Anzio – il sindaco Luciano Bruschini e il Presidente del Consiglio Comunale Patrizio Placidi – oltre al Coordinatore cittadino della Destra Maurizio Brugiatelli. Qualora questa notizia dovesse essere confermata, sarebbe di una gravità inaudita. Secondo l’autorevole quotidiano i tre esponenti politici locali figurerebbero tra i 29 indagati dell’inchiesta Caronte sul “caro estinto”, a cui verrebbero contestati dei reati che fanno rabbrividire: corruzione, associazione per delinquere, associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. L’ipotesi investigativa descritta dal giornale parla di una vera e propria cupola criminale, organica con i clan mafiosi e costituita da impresari di pompe funebri, politici e dirigenti generali e sanitari di Asl e ospedali, che a Roma e nel Lazio speculerebbe in modo sciacallesco sul “mercato della morte”. Saremmo quindi in presenza di una vera e propria escalation nell’ambito delle vicende di malaffare che periodicamente investono dipendenti e amministratori del Comune di Anzio, che giustificherebbe ulteriormente la richiesta di istituzione di una commissione d’accesso tesa a verificare delle possibili infiltrazioni mafiose all’interno del Comune, avanzata da alcuni parlamentari del centro-sinistra sul finire del 2011. Nell’attesa che questa oscura e allarmante notizia possa essere chiarita nel più breve tempo possibile invitiamo Bruschini e Placidi a desistere da atteggiamenti intimidatori verso la stampa – come l’annunciata denuncia-querela per diffamazione al quotidiano La Repubblica – ed i settori dell’opinione pubblica che esercitano legittimamente il diritto di cronaca e di espressione. Ricordiamo, a tale proposito, che solo pochi giorni fa la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha stabilito che i giornalisti, in base all’orientamento della Corte europea dei diritti umani, non devono essere condannati al carcere per il reato di diffamazione. “La libertà di espressione – si legge in una sentenza dello scorso 13 marzo della Corte Suprema – costituisce un valore garantito attraverso la tutela costituzionale del diritto/dovere di informazione, che impone anche laddove siano valicati i limiti del diritto di cronaca e/o di critica, di tener conto, nella valutazione della condotta del giornalista, dell’insostituibile funzione informativa esercitata dalla categoria di appartenenza, tra l’altro attualmente oggetto di gravi e ingiustificati attacchi da parte anche di movimenti politici proprio al fine di limitare tale funzione”.
Sinistra Ecologia Libertà circolo di Anzio