Molte volte le persone tendono a mescolare le emozioni con l’assunzione di cibo e ad usare il cibo per far fronte alle emozioni che incontrano ogni giorno. Infatti questo comportamento non è prerogativa solo di chi ha problemi di sovrappeso, tutti noi raramente mangiamo solo per soddisfare la fame biologica e per nutrirci. Gli studiosi del comportamento alimentare definiscono con il termine “fame nervosa” (eating emozionale) questa particolare situazione. La fame nervosa è caratterizzata da vari stili alimentari e diverse sono le motivazioni ed emozioni che spingono a mangiare, spesso in grande quantità, per far fronte a situazioni di noia, di ansia, di rabbia o di tristezza. La relazione tra alimentazione ed emozioni è ormai provata, per quanto è bene sottolineare che la fame nervosa non sempre dipenda da seri problemi psicologici o da conflitti interiori; infatti anche le emozioni legate alle normali attività di vita quotidiana possono rappresentare la premessa per l’assunzione smodata di cibo. Quindi avremo il mangiatore triste, quello ansioso, quello solo, quello annoiato, quello arrabbiato e infine quello celebrativo. Tu che stai leggendo questo articolo, in quale ti riconosci? Sai distinguere la fame vera da quella nervosa? Se è vero che non si ha controllo sulla fame nervosa, non è detto che non si possa imparare a gestire la mancanza di controllo! Ci sono persone che, quando provano ansia entrano in un bar e mangiano rapidamente due panini o due brioches sentendosi meglio subito dopo. In questi casi si è appreso a utilizzare il cibo come ansiolitico. Si viene a creare un circolo vizioso che tende a mantenersi: Ansia => Fame => Cibo => Riduzione dell’ansia. Quando ci alimentiamo in risposta alla fame psicologica, è come se non riuscissimo a distinguere i segnali che ci sono utili per la sopravvivenza da quelli che non lo sono. Quando questo si verifica è opportuno imparare a modificare i nostri comportamenti e le nostre abitudini alimentari, così da rieducare il nostro organismo a distinguere tra fame fisiologica e fame psicologica. Quando ci proponiamo di non dar peso alla fame psicologica, o di soddisfarla introducendo semplicemente acqua dolcificata con un dolcificante artificiale oppure delle fibre, può verificarsi, nei primi tempi, qualche difficoltà: in particolare possiamo avvertire dei segnali di “allarme”, perché il nostro organismo interpreta la riduzione del cibo come se fosse una minaccia reale per la sua sopravvivenza. In realtà dobbiamo diventare consapevoli che solo quando non si soddisfa la fame fisiologica si possono avere conseguenze negative. Per ridurre la fame emotiva, quella che scatena il bisogno di “alimenti-coccola”, o comfort food, occorre conoscerla meglio e acquisire consapevolezza dei propri modelli di consumo alimentare. Anche se è possibile che la fame emotiva si verifichi all’interno di un pasto regolare, è molto più probabile che riguardi altri momenti della giornata. L’obiettivo è quindi riuscire a individuare il legame tra le emozioni ed il cibo, e spezzarlo.
Dott.ssa Isabella De Franceschi
Psicologa clinica e del lavoro
Telefono: 340/5753451 – 340/5753451
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Laureata in Scienze psicologiche del lavoro (laurea triennale) e Comunicazione, Formazione e Innovazione nei contesti sociali, organizzativi e lavorativi (laurea specialistica) presso l’Università degli studi di Roma “la Sapienza”. Iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Lazio con n.18949. Scuola di specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale. Istituto Skinner di Roma. Svolge attività di consulenza psicologica privata e corsi e seminari di gruppo. Esperta in tecniche di training autogeno (abilitata all’insegnamento), problematiche sull’ansia, paure, attacchi di panico, tecniche di rilassamento, gestione dello stress, tecniche di comunicazione efficace, pensiero positivo. A livello aziendale: valutazione dei rischi dello stress da lavoro correlato, leadership, coaching e selezione del personale. Primo colloquio gratuito.