“4114” è la mostra di Stefano Trappolini al museo di Ardea, in programma fino al 26 aprile
41 come le sagome dei “viaggiatori viaggianti”, 14 come l’anno che corre. “4114” è il nome della mostra di Stefano Trappolini , classe 64, diplomato all’Accademia delle belle Arti di Roma, insegnante di arte della Fotografia e Cinematografia all’istituto d’arte di Pomezia. Nel contesto della rassegna “Manzù, l’Arte e il Territorio”, in collaborazione con il Mad Museo d’arte diffusa, si inserisce l’esposizione dell’artista con l’installazione sonora “Viaggiatori Viaggianti”, fatta di 41 sagome che camminano, metafora dei viaggiatori della diaspora. All’interno dell’opera, come spiega Trappolini, si possono ascoltare delle interviste fatte da un’antropologa, Martina Giuffré, durante i suoi viaggi, ai rifugiati politici. “Sono interviste bellissime e a tratti dolorose – spiega l’artista – A questa cosa ho voluto dedicare le installazioni. All’interno della mostra ci sono anche altre opere, sempre incentrate sul discorso della sagoma, che ho chiamato “No comment”, perché all’interno di queste sagome sono stati inseriti degli articoli selezionati di cose successe in questi anni, che si commentano da sole. Il tutto però, è sempre visto attraverso l’occhio della mia sagoma, di un uomo che cammina verso il futuro, verso l’infinito”. Un interesse, quello nato nei confronti del movimento dell’uomo errante, nato nel 1995, come racconta Trappolini, quando vide un’opera di Van Gogh che raffigurava dei detenuti che camminavano in circolo all’interno di un penitenziario. “Rimasi colpito da questi uomini che si muovevano come se si trovassero in un limbo, e nel 2010 ripresi il discorso della sagoma, prendendo un mio amico come modello, fotografandolo e facendolo diventare un modulo. Questa mostra è dedicata ai viaggiatori, che alla fine siamo tutti noi, perennemente in moto”. Trappolini espone fino al prossimo 26 aprile nel giardino del museo Manzù di Ardea. Un tale successo, per la sua mostra, da farla prorogare fino al 26 aprile (inaugurata il 29 marzo, doveva concludersi il 12 aprile). “E’ una mostra nata quasi per caso – dice l’artista – un paio di anni fa, quando fui contattato dalla direttrice del museo Manzù per la giornata del contemporaneo, dovevo presentare dei video arte. Poi, in seguito a una richiesta dell’università di Padova, della facoltà di archeologia, che faceva un tour archeologico sul contemporaneo e aveva chiesto una conferenza su di me, la direttrice del museo vide i miei lavori, e dalla conferenza nacque l’esposizione”. Per il 26 aprile, giorno di chiusura, Trappolini presenterà dei video inediti, degli abstract realizzati con la tavoletta digitale. Ancora pochi giorni per non perdere l’appuntamento al Manzù.