La scuola ai tempi della Gelmini

Roberto Alicandri, capogruppo IDV Nettuno

Mentre le scuole aprono nel caos degli accorpamenti forzosi, delle classi troppo numerose, degli insegnanti e operatori precari colpiti da una incertezza sempre piu’ pesante, l’ineffabile Ministra Gelmini si vanta delle meraviglie introdotte dalle sue riforme, per cercare di coprire le enormi e crescenti difficolta’ della scuola pubblica. Ma poiche’ la verita’ non e’ proprio tra le virtu’ dei nostri ministri, incappa in due veri e propri infortuni. Ha cominciato con il dire che la scuola e l’università sarebbero state risparmiate dai tagli della manovra di agosto e che il numero delle classi numerose, con trenta o più alunni non sarebbe cresciuto. Peccato che la stessa Gelmini debba correggersi e contraddirsi. Il taglio ulteriore al ministero dell’istruzione ci sarà, aggiungendosi a quello della manovra di luglio e a quelli ingentissimi degli anni passati.
La Gelmini ha affermato che questi tagli non riguarderanno le spese – e ci mancherebbe altro! – per i docenti e per il personale, ma le risorse per i beni e servizi. Dunque ancora una scuola pubblica e un’università un po’ più povere, con meno attrezzature, un po’ più sporche, un po’ più degradate, con un po’ meno di manutenzione, di pulizia, di sicurezza.
E le classi numerose? Il Ministro non ci dice che questo piccolo aumento è stato calcolato dall’Istat, escludendo la scuola dell’infanzia, vuol dire che in un solo anno, mentre diminuiscono gli alunni, le classi con 30 o magari più alunni aumenteranno e che saranno concentrate nelle grandi città e, se si va a guardare bene, probabilmente nelle periferie delle grandi città e nelle zone metropolitane, dove si concentrano le coppie giovani, gli immigrati e, purtroppo, anche le maggiori carenze culturali, i maggiori problemi per famiglie e insegnanti. La solita logica della statistica di Trilussa ”del mezzo pollo” nasconde il fatto che si colpiscono le fasce più deboli della società.
Basta aprire le cronache dei giornali per scoprire che l’anno scolastico si apre con scuole che non riescono a rispondere alla richiesta di tempo pieno o che si arrabattano chiedendo soldi alle famiglie e sacrifici agli insegnanti e agli operatori, cattedre scoperte, insegnanti precari che protestano, sedi che mancano o sono ormai fatiscenti. Tutte le immissioni in ruolo di cui tanto si vanta il governo riescono a mala pena a coprire il turnover degli insegnanti che sono andati in pensione e ancora migliaia di insegnamenti vengono coperti da insegnanti costretti per anni a un umiliante precariato e a cambiare insegnamento e scuola di anno in anno. Non solo, ma con la riduzione delle ore e degli insegnamenti, e i nuovi regolamenti sulle classi di concorso, migliaia di insegnanti rischiano di vedere vanificate le proprie competenze conquistate con anni di formazione e di esperienza sull’altare del risparmio.
Solo per fare un esempio, la facoltatività del latino nei licei scientifici ha imposto al personale docente di ruolo una riconversione che li costringerà a insegnare materie diverse che non sanno o sanno poco, togliendo posti di lavoro ai docenti precari, e sempre piu’ insegnanti saranno costretti a dividersi tra piu’ classi e piu’ scuole senza riuscire a conoscere i propri alunni, senza riuscire a costruire con loro nessun reale rapporto formativo e professionale. Quale premio alla qualita’ e al merito costituiscono queste cosidette riforme?
Ma questo la Gelmini non lo vede. Non vede i bisogni degli studenti, degli insegnanti, degli operatori. Vede solo i numeri, in ossequio alle richieste di Tremonti. Il ministro dell’istruzione pubblica è ridotto a funzionario del tesoro. Forse se leggesse la realtà della scuola italiana, se la facesse pesare, qualche taglio in meno si potrebbe anche avere.
E di fronte a questo quadro, triste e sconfortante cosa ci propone il ministro? I prestiti d’onore per indebitarsi già quando si studia, per poi sperare di trovare lavoro per restituire il prestito e la fondazione per le borse di studio, a prescindere dalle condizioni di reddito, violando così lo spirito del’articolo 34 della costituzione.
La scuola è ormai allo stremo. Tiene perché è sorretta dal sacrificio e dall’impegno degli operatori e degli insegnanti. Ma quanto durerà? Anche per studenti, insegnanti, famiglie la misura è colma. Le misure del duo Tremonti-Gemini hanno fallito. Occorre cambiare e cambiare subito.

Dott. Roberto Alicandri

Capogruppo Italia dei Valori