Le associazioni Libera e Avviso pubblico sono contrarie, si temono infiltrazioni mafiose e patologie legate al gioco d’azzardo
di Elisabetta Bonanni
L’associazione dei comuni italiani (Anit), con l’obiettivo di creare posti di lavoro e indotto, chiede allo Stato di istituire, oltre ai quattro casinò già esistenti, almeno una sala da gioco per ogni regione d’Italia. L’obiettivo dell’Anit, ancor prima di attirare i malati del gioco, sarebbe quello di offrire intrattenimento a chi in Italia verrebbe comunque, affascinato da arte, natura ed enogastronomia. Insomma, un servizio in più, che porterebbe in ogni caso soldi e lavoro. Ma questa idea, su cui anche ad Anzio si lavora da tempo (L’ex senatore di Fli ed ex sindaco di Anzio Candido De Angelis sull’argomento ha presentato una proposta di legge in Senato, rimasta al a momento, lettera morta), non piace alle organizzazioni antimafia Libera e Avviso Pubblico. Diverse le preoccupazioni dei vertici delle due associazioni, a partire dall’aumento esponenziale dalle patologie legate al gioco d’azzardo fino alle infiltrazioni del crimine organizzato (che nel litorale laziale sono ormai una certezza). Sono 15 i comuni italiani pronti ad ospitare un casinò o una sala giochi, da Lignano Sabbiadoro a Taormina, passando per Montecatini Terme, Anzio e Tropea. In alcuni Comuni i casinò aprirono a inizio ’900 e chiusero in epoca fascista; in altri nacquero e morirono negli anni ’40. Anzio ha una struttura dedicata, il Paradiso sul mare, creata proprio per ospitare una sala da gioco. I rischi, certamente sono tanti, ma anche i benefici non mancano. E certamente sarebbe meglio avere un Casinò che continuare a contare su tutto il territorio nazionale (Anzio e Nettuno non fanno eccezione) l’apertura di sale slot, in cui manca ogni controllo, che offrono pochi posti di lavoro e macinano guadagni. Si resta in attesa di un riscontro da parte del Governo.