Personale insufficiente per le esigenze del reparto. Il direttore sanitario Consolante: “La direzione di Albano è a conoscenza del problema”
di Roberta Sciamanna
Turni estenuanti, medici e ostetriche insufficienti, ore infinite di straordinario. “Vogliamo sapere perché una situazione di precarietà ormai nota da un anno non viene affrontata dalle persone competenti”. E’ esasperato il personale del Riuniti del reparto di Ostetricia di Anzio e Nettuno che denuncia la situazione problematica con la quale ostetriche, infermieri e medici devono fare i conti quotidianamente, da tanti mesi. “Siamo al collasso, non ci sono più medici che possano sostenere i turni di guardia, anche 5-6 notti a settimana con tutti i rischi relativi – raccontano – e non si sa come coprire i turni già da questa settimana fino alla fine del mese di maggio, il numero delle ostetriche è insufficiente e gli infermieri solo questo mese di maggio hanno fatto quasi 500 ore di straordinario per coprire le carenze. La nostra dedizione sia come operatori che come cittadini interessati alla salute della popolazione è massima, ma i sacrifici che ci sono chiesti sono sempre maggiori”. Nei mesi scorsi la possibilità che il reparto chiudesse era paventata, tanto da portare il consiglio comunale a presentare un ordine del giorno contro la chiusura. L’emergenza era stata tamponata con l’assegnazione di due ostetriche e di un medico, in via temporanea per due mesi, con il compito di addestrare il personale del reparto a strumentare. “La formazione non è avvenuta – dicono ancora dal personale di Ostetricia – Ci vengono promessi medici, ostetriche ma non si vede nessuno. Con l’estate perderemo un’altra ostetrica che è assunta con contratto part time. Coprire i turni è diventato impossibile, non ce la facciamo più. Se in questi siamo andati avanti è solo grazie al personale che ha fatto i salti mortali, e a volte neanche ci sono stati pagati tutti gli straordinari. Ci stiamo battendo perché questo reparto non venga chiuso anche se nella volontà politica appare evidente il contrario. Anche chi sembrava essersi offerto per aiutarci ha difatti messo avanti gli interessi di ospedali dei castelli”. Un reparto, quello di ostetricia, che eccelle nel Lazio per il minor numero di tagli cesarei e che consente, per questo, di effettuare più di 800 interventi l’anno solo di ginecologia e ostetricia. “Siamo il polo di riferimento per la patologia uroginecologica della Asl – dicono – facciamo partorire quasi 700 donne l’anno ma la popolazione che comincia a sentire la difficoltà inizia a rivolgersi negli ospedali di Roma e dintorni per paura di non poter essere adeguatamente assistita… Questo mortifica la nostra professionalità, fin ora da tutti riconosciuta. E’ noto che sotto un certo numero di parti l’Unita Operativa viene poi chiusa perché considerata insicura e improduttiva. Vogliamo sapere perché il ministro Lorenzin è venuto ieri a visitare l’ospedale di Anzio e non è venuto proprio in Ostetricia. Perché i sindaci, i partiti politici impegnati nelle elezioni, i sindacati seppure informati, non stanno valutando nel modo adeguato il problema, informando anche la popolazione? Due città come Anzio e Nettuno che hanno più di 90.000 abitanti d’inverno e arrivano a 300.000 l’estate non hanno diritto ad un ospedale che garantisca anche di poter partorire in modo naturale e sicuro? Vogliamo inoltre considerare il dramma di tutti quegli operatori a contratto (madri e padri di famiglia) che si troveranno senza lavoro qualora i contratti non venissero rinnovati perché il reparto chiude?”. La situazione è giunta a livelli di esasperazione. Il personale attende risposte. “Il personale dice il vero – commenta il direttore sanitario Ciriaco Alfonso Consolante – Naturalmente il problema è all’attenzione della direzione di Albano e non credo che per ora si arrivi a chiusure”.