Nelle prossime ore il Parlamento riprenderà l’esame del famigerato ddl intercettazioni e il Governo ricorrerà, ancora una volta, al voto di fiducia, il nostro ordinamento si arricchirà di una nuova disposizione in forza della quale tutti i gestori di siti informatici saranno tenuti a disporre la rettifica di ogni informazione pubblicata online entro 48 ore dall’eventuale richiesta, fondata o infondata che sia. Chiunque, in qualunque modo e ovunque (dal portale informativo al blog amatoriale) dovrà attenersi alla norma. E se un blogger non la rispetta, rischia 12mila euro di multa. A ipotecare maggiormente la libertà online è il comma 29 dell’Articolo 3 del disegno di legge, che prevede: ” “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, con l’aggiunta della clausola ”senza commento”. Imporre un obbligo di rettifica a tutti i produttori “non professionali” di informazione, significa fornire ai nemici della libertà di informazione, una straordinaria arma di pressione – se non di minaccia – per mettere a tacere le poche voci fuori dal coro, quelle non raggiungibili. Sarebbe davvero una sciagura per la libertà di parola sul web se per nascondere le verità scomode del premier e della suoi accoliti si metta il bavaglio alla pubblicazione delle notizie.