La ditta “Ep spa” di Napoli esclusa dalla gara ha presentato ricorso al Tar. Il responsabile: “Comune non ha rispettato normativa”
“Quello che è successo con il comune di Anzio non era mai successo nelle gare d’appalto”. Promette battaglia, il responsabile della “Ep spa” di Napoli, una delle due ditte escluse dalla gara d’appalto per il servizio di refezione scolastica ad Anzio (http://www.inliberuscita.it/politica/34419/gara-mense-mazzata-da-86mila-euro-per-la-ditta-esclusa/). L’azienda – dopo essere stata sorteggiata per la verifica e il controllo del possesso dei requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa – risultava “non aver soddisfatto i requisiti della procedura di gara”. Non solo, dovrà versare 86.498 euro al Comune di Anzio quale cauzione depositata in via provvisoria per partecipare alla gara. L’azienda ha già presentato ricorso, la vicenda è stata posta al giudizio della magistratura che entro il 3 luglio si pronuncerà. E’ il titolare della Ep spa a dichiarare che andrà fino in fondo “perché il Comune non ha rispettato la normativa delle gare di appalto – come spiega Salvatore Esposito, che ripercorre le tappe che hanno portato all’esclusione – L’amministrazione ha chiesto di produrre una serie di autocertificazioni, la prima in merito al fatturato totale annuo, che doveva essere non inferiore a 8 milioni di euro”. La Ep fattura 69 milioni di anno. Fin qui ci siamo. “Il secondo requisito – continua il titolare – che andava soddisfatto era relativo alla fornitura di pasti non inferiore ai 500mila annui. Abbiamo dichiarato di possedere entrambi i requisiti, ma il Comune ha messo sotto i piedi la normativa. Prima di tutto ha proceduto all’estrazione in base all’ex articolo 48, non previsto dal capitolato d’appalto. In seconda battuta il Comune ha chiesto di dimostrare i requisiti attraverso certificazioni rilasciate dagli enti appaltanti”. Secondo nodo al pettine. Esposito cita infatti la nuova normativa, nella quale si stabilisce che “le stazioni appaltanti non devono più rilasciare certificazioni alle società che gestiscono gli appalti”. Ciononostante, il responsabile racconta di essersi rivolto ai comuni per i quali aveva svolto il servizio, procurandosi le attestazioni richieste. Ne ottiene solo alcune. Manca all’appello quella del comune di Napoli. “A questo punto il comune di Anzio ha chiamato quello di Napoli, chiedendo conferma del numero di pasti che avevamo dichiarato. Il comune di Napoli ne ha inizialmente dichiarati 20mila in meno, procedendo dopo poche ore alla rettifica, dato che alcuni pasti non erano stati fatturati perché nel loro capitolato ne era previsto un tot gratuito. Quindi, in base alla rettifica, la mia azienda andava a soddisfare il requisito dei 500mila pasti annui. Nonostante la rettifica, il comune mi ha escluso”. Non è ancora finita. La Ep chiede l’accesso agli atti di gara, in sede di autotutela. “Il Comune di Anzio – spiega Esposito – si è limitato a consegnarci una busta chiusa, non ci ha neanche ricevuto. Nella busta con la documentazione, non c’era traccia della rettifica inviata dal comune di Napoli. A questo punto abbiamo fatto un’ulteriore richiesta di accesso agli atti, rivolta però al comune di Napoli, e risulta che tutti i documenti richiesti, compresa la rettifica, erano stati spediti a quello di Anzio. Questa è omissione di atti d’ufficio. Non avremmo dovuto essere esclusi. La vicenda non si conclude qui, nessuno ci ha mai trattato così. Abbiamo presentato regolare ricorso, aspettiamo che si pronunci la magistratura”.