Anzio- Mense, il ricorso della ditta esclusa: “Comune ostile”

L’azienda “Ep spa” di Napoli, esclusa dalla gara, presenta ricorso al Tar di Latina. Ecco le motivazioni

Finisce come annunciato al Tribunale amministrativo regionale (Tar) l’esclusione della Ep spa dalla gara per le mense ad Anzio. Con un lungo ricorso dell’avvocato Armando Profili del foro di Napoli, al quale è stata allegata tutta la documentazione, depositato al Tar di Latina, la società chiede la sospensiva dell’esclusione dalla gara “in quanto nelle more potrebbe procedersi da parte dell’amministrazione resistente all’aggiudicazione definitiva”. Nel ricorso, comunque, si chiede al limite il risarcimento “per danno equivalente”. Vale a dire che se la gara viene assegnata e poi si dimostra che la Ep aveva ragione il Comune di Anzio sarà chiamato a risarcire l’azienda per un valore normalmente stimato intorno al 10% dell’ammontare dell’appalto. Intanto il Comune, attraverso il segretario, ha dato incarico all’avvocato Piergiuseppe Venturella di assistere l’ente. La prima eccezione che solleverà, sicuramente, sarà quella relativa alla scelta di chiedere la discussione a Latina del ricorso, perché com’è noto Anzio è in provincia di Roma. Si vedrà. Intanto torniamo al ricorso.

E’ noto che la società campana è stata esclusa  perché c’era difformità tra le dichiarazioni sui requisiti e ciò che, invece, è emerso dai documenti. Difformità emerse dopo il “sorteggio” tra le partecipanti da parte della commissione per la verifica dei requisiti. Una procedura prevista dall’articolo 48 del decreto legislativo 163 del 2006 che però – nel disciplinare di gara – viene esclusa. All’articolo 12, infatti, si afferma che “la commissione non procederà al sorteggio previsto dall’articolo 48…” che invece è avvenuto il 29 aprile e ha fatto scoprire le difformità. L’azienda si difende, spiega, effettua un procedimento (ignorato dal Comune di Anzio) in autotutela, arrivano nuove carte dalle municipalità di Napoli che chiariscono la vicenda ma l’esclusione è ormai cosa fatta, con riscossione della fidejussione e segnalazione all’autorità per gli appalti.

Secondo il ricorso viene “contestata la mancata dimostrazione del possesso del requisito del fatturato per aver inserito certificazioni di enti non dichiarati in sede di gara, guardandosi bene dall’attestare che comunque la ditta aveva confermato il possesso del requisito”.  A questo si aggiungono altre contestazioni che la Ep fa verso il provvedimento di esclusione, impugnando la comunicazione e i verbali della commissione, in particolare sulla violazione tra quanto scritto nel disciplinare di gara rispetto al decreto legislativo 163 del 2006 e quanto invece avvenuto. Ne deriva, insomma, che “del tutto illegittimamente il Comune ha escluso Ep dalla gara e ha ritenuto di poter procedere alla segnalazione e all’escussione della cauzione avendo esso stesso escluso l’applicabilità dell’articolo 48

Ci sono, poi, dei passaggi nei quali si sottolinea “un atteggiamento ostile” da parte dei funzionari del Comune, si parla di note arrivate da Napoli che dimostrerebbero la congruità di quanto dichiarato dalla Ep ma “il Comune di Anzio, sprezzante di queste indicazioni, oltre modo ostile – non si sa per quali ragioni – e solo al fine di procurare un danno alla ricorrente, non le prende in considerazione”. Non solo: “Elemento che lascia ancora più perplessi sulla correttezza e serenità dell’atteggiamento dei funzionari del Comune è il documento del 14 maggio, ottenuto in sede di accesso agli atti presso la IX municipalità di Napoli, con cui il responsabile unico del procedimento scrive al Comune di Napoli rappresentando di non avere avanzato richiesta di integrazione circa il possesso dei requisiti e lamentandosi indirettamente dell’avvenuta ricezione delle dovute integrazioni, il tutto quasi a voler dire che la ricorrente andava esclusa nonostante i ragionevoli dubbi ingenerati dall’integrazione e chiarimenti forniti dal Comune di Napoli”.

Si vedrà come andrà a finire il ricorso, di certo sulla gara avevano espresso perplessità ritenendola persino illegittima tre consiglieri di Forza Italia, tra cui il capogruppo Marco Maranesi, mentre il segretario generale Pompeo Savarino aveva chiesto alla dirigente Angela Santaniello di sospendere tutto per una settimana – prima dell’apertura delle buste – per verificare insieme la situazione. La gara è andata avanti comunque e la dirigente ha scritto anche alla Prefettura segnalando ciò che stava avvenendo.