La Commissione Europea ci aveva avvertito, nel Lazio non si rispettano limiti di arsenico e fluoro
di Claudio Pelagallo
Ci avevano avvisato, ma l’Italia ha fatto poco, e ora Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per la contaminazione dell’acqua da arsenico e fluoro, in particolare nella nostra regione, il Lazio, nonostante la concessione di tre deroghe di tre anni ciascuna. I limiti previsti dalla direttiva Ue sull’acqua potabile non sono ancora rispettati in molte zone, nonostante siano stati installati alcuni impianti di dearsenificazione. L’Italia non ha rispettato la direttiva sull’acqua potabile, che impone a tutti i Paesi dell’Unione europea di controllare e testare l’acqua destinata al consumo umano, in base a 48 parametri microbiologici e chimici e indicatori. Se si riscontrano nell’acqua livelli elevati di arsenico o di altri inquinanti, gli Stati membri possono derogare per un periodo breve di tempo. All’Italia, che ha già usufruito del numero massimo di deroghe consentito dalla normativa Ue, Bruxelles aveva chiesto di assicurare che fosse disponibile l’approvvigionamento di acqua potabile destinata al consumo da parte dei neonati e dei bambini fino all’età di tre anni. Le deroghe erano subordinate al fatto che l’Italia informasse gli utenti su come ridurre i rischi associati al consumo dell’acqua potabile in questione e in particolare dei rischi associati al consumo di acqua da parte dei bambini e anziani. L’Italia era tenuta a mettere in atto concrete azioni correttive e a informare la Commissione in merito ai progressi compiuti. Ma a più di un anno di distanza dalla scadenza della terza proroga, l’Italia continua a violare la direttiva: i valori limite per arsenico e fluoro non sono ancora rispettati in 37 zone di approvvigionamento di acqua nel Lazio.