“Con riferimento alla questione dei locali presi in affitto dal Comune di Aprilia nell’anno 2003 di proprietà della Società oggi Est Capital, il Sindaco Antonio Terra precisa quanto segue: “L’atto notificato in questi giorni dai Messi del Comune di Aprilia ha ad oggetto la messa in mora di tutti coloro che in questo lasso di tempo hanno ricoperto ruoli amministrativi. È un atto dovuto che, come ho fatto per la vicenda della Multiservizi, ho firmato personalmente e adottato a tutela della stessa pubblica Amministrazione. L’effetto di questo atto non è null’altro che interrompere il termine di prescrizione di eventuali responsabilità erariali che nel futuro potrebbero emergere dalle attività di indagine che ha compiuto la Polizia Giudiziaria negli ultimi tempi, e a cui abbiamo garantito e continuiamo a garantire massima disponibilità e collaborazione. Va anche detto che, se i locali sono stati presi in affitto dal Comune di Aprilia nell’anno 2003, solo nel 2010 con questa Amministrazione civica si è preso possesso dei locali per l’Ufficio Tributi, che avviava la sua attività dopo aver risolto i rapporti con l’Aser. E proprio in questi giorni si sta predisponendo il definitivo trasloco degli uffici per il completo utilizzo di tutti i locali”.
Ma sulla vicenda partono all’attacco le opposizioni di Pd e Sel . “La Corte dei Conti chiede agli ex e agli attuali amministratori chiarimenti sugli affitti della Est Capital e il sindaco Antonio Terra, pur avendo partecipato in veste di assessore all’urbanistica alla stipula del contratto, svia l’attenzione dalle proprie responsabilità cambiando la data della delibera con la quale si dava il via al vergognoso contratto che è stata approvata durante la giunta Meddi il 31 marzo 2004. Le bugie hanno le gambe corte e neanche adesso che tutti i nodi vengono al pettine, ammette le responsabilità che prima- quando cioè ricopriva l’incarico di assessore nella giunta Meddi – ed ora quando ha avallato in qualità di sindaco le transazioni il primo cittadino prosegue sulla strada delle mistificazioni per sviare. Le consigliere comunali Monica Tomassetti del Pd e Carmen Porcelli di Sel commentano, all’indomani della notizia della messa in mora di, tra gli altri, 45 tra amministratori ed ex amministratori del comune di Aprilia, il provvedimento della Corte dei Conti sulla stipula e approvazione di atti che costati svariati milioni di euro alle tasche degli apriliani per locali di cui per decenni i cittadini e le istituzioni locali non hanno mai usufruito. «Quando abbiamo cominciato ad approfondire le transazioni concluse dall’amministrazione Terra ed abbiamo passato in rassegna quel groviglio di atti – scrivono Monica Tomassetti del Pd e Carmen Porcelli di Sel – ci hanno detto che le nostre erano illazioni prive di fondamento e solo quando la vicenda è sbarcata in commissione trasparenza abbiamo invece avuta chiara la percezione che più di qualche amministratore della giunta Terra o D’Alessio fosse veramente preoccupato. Ne sono la prova i tentativi, innumerevoli, di ostacolare il nostro lavoro di indagine come consigliere comunali, reso difficile dalla mancata consegna degli atti utili a comprendere numerosi lati oscuri che questa vicenda nascondeva. Non solo la trasparenza, ma in questa vicenda è mancato il buon senso da parte degli amministratori che gestiscono il denaro dei cittadini in virtù di un rapporto fiduciario che, in questo momento, vediamo fortemente compromesso. Pagare un milione di euro ad una società inadempiente nei confronti del comune di Aprilia, per non aver ricevuto in cambio alcun servizio è un regalo troppo grande che questa amministrazione ha voluto fare a dei signori coinvolti in inchieste che a livello nazionale lasciano presagire ben altri scenari di quelli che al momento si profilano. Eppure i segnali c’erano tutti – continuano Monica Tomassetti del Pd e Carmen Porcelli di Sel – eppure neanche il sequestro di atti da parte della Guardia di Finanza e l’interessamento della Corte dei Conti, a distanza di un mese dall’ultimo blitz delle Fiamme Gialle a Piazza dei Bersaglieri è servito a far recedere l’amministrazione comunale di pagare – con una celerità alquanto sospetta – la società proprietaria dei locali accanto a Palazzo di vetro. Addirittura, ci risulta da informazioni apprese presso gli uffici comunali, la prima rata relativa agli arretrati per i fitti fino al 2012 compreso sia stata versata prima della fine del 2013, ovvero con un anticipo di tre mesi. Stiamo parlando di un milione di euro, cifra secondo noi enorme per l’uso che di quei locali è stato effettivamente fatto. Nella somma addebitata fino al 2012 era compreso l’affitto del piano terra e del primo piano, questo ultimo mai utilizzato. Per quale motivo l’amministrazione D’Alessio -Terra non ha ritenuto opportuno rescindere il contratto e abbandonare i locali alla scadenza naturale del contratto, ovvero il 2011? Non ultimo, attendiamo ancora dall’assessorato all’urbanistica di poter effettuare il sopralluogo da noi richiesto per verificare lo stato dei locali da noi protocollato e al quale mai nessuno si è degnato di dare risposta». Sulle responsabilità alle quali saranno chiamati a rispondere gli amministratori e dirigenti coinvolti le due consigliere non hanno dubbi: «Chi ha agito in buona fede e nella convinzione di portare un vantaggio alle casse comunali tentando di risolvere la questione, siamo certe, riuscirà a dimostrare la bontà di certe azioni. Se nei mesi scorsi abbiamo promosso un esposto alla Procura di Latina non è stato per trovare vendetta nei confronti di nessuno, ma semplicemente perché abusi e leggerezze trovassero la giusta definizione. Del resto abbiamo fin da subito intimato al sindaco e ai suoi di non procedere al pagamento di quelle rate. Siamo però rimaste inascoltate. Alla fine ha prevalso, come sempre, l’arroganza. L’autoelogio della purezza questa volta sarà difficile da declamare». Siamo dunque sereni perché consapevoli di aver adottato, sin dal nostro insediamento, ogni utile azione e atto amministrativo, e nelle forme più trasparenti possibili, per la risoluzione di questo annoso problema”.