Intanto crescono gli omicidi legati alla territorialità delle piazze del crimine
Quattro omicidi in poche ore a Roma riaccendono l’idea di una guerra criminale per il controllo della Capitale. Uno dei delitti, sembra certo, è estraneo al mondo criminale, quello della donna decapitata all’Eur. Gli altri, seppur non collegati tra loro sono maturate in un contesto in cui mafie italiane e straniere convivono senza troppi problemi. Sono 45 i clan sotto la lente dalla Procura e dalle associazioni che si occupano di criminalità organizzata che operano tra Roma e provincia e Anzio e Nettuno, città portuali, hanno un ruolo centrale negli interessi della criminalità, soprattutto per quello che riguarda lo spaccio di droga. I rapporti semestrali della Dia indicano come «stabile a Roma» l’insediamento della Camorra, della ’Ndrangheta, della mafia, ma anche dei clan come i Casamonica e di alcuni elementi nati dalle ceneri della Banda della Magliana. Nei rapporti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, emerge come sia davvero notevole la quantità di droga che viene sequestrata a Roma e nel Lazio. La mappa di come i clan si sono suddivisi il territorio comprende i Casalesi, le cui famiglie sono insediate a Latina, nel frusinate, fino a Morlupo, Castelnuovo di Porto, verso Nord e sul Litorale. Anche la ’Ndrangheta è cresciuta. La mafia calabrese a Roma è operativa soprattutto negli investimenti immobiliari, oltre ovviamente al traffico di sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, che in alcune zone le ’ndrine gestiscono assieme ai clan locali. Grandi interessi anche in due città laziali, Anzio e Nettuno, per i collegamenti portuali. In questa situazione di espansione del crimine lo Stato non sembra riuscire a controbattere con l’implementazione dei controlli. Sempre meno le forze dell’ordine al lavoro in una battaglia che non si può perdere.