Il rischio è quello che i territori provinciali non siano adeguatamente rappresentati
Parte da Roma la guerra interna tra le correnti del Partito democratico sulle candidature per la Città metropolitana. Mentre salta la segreteria regionale e resta in bilico quella provinciale (a quanto pare la lista presentata in via definitiva non era quella concordata durante il direttivo) a livello provinciale (ricordiamo che i consiglieri eletti in provincia saranno in minoranza rispetto a quelli eletti dai consiglieri della Capitale) si resta con la sensazione di essere sempre l’ultima ruota del carro. Se per quello che riguarda le candidature nei comuni ci sono stati meno problemi che a Roma, le anomalie non mancano. Il comune di Anzio, ad esempio, non ha espresso alcuna candidatura di centrosinistra (per il comune neroniano è in corsa solo Danilo Fontana del Nuovo centrodestra, che milita, tra l’altro, tra i banchi dell’opposizione), mentre a Nettuno ci sono ben cinque candidati, di cui due del Pd. Ma da qui ad avere un posto negli organi direttivi il passo è lungo davvero. Visto il sistema elettorale previsto (si tratta di elezioni di secondo livello con un sistema di calcolo del voto proporzionale al numero di cittadini che effettivamente si rappresenta) è una possibilità concreta che il territorio di Anzio e Nettuno non esprima alcuna rappresentante, a meno che non si creino reti di sostegno intercomunali che possano dare peso ai nomi locali. Un modo per mitigare lo strapotere della Capitale in termini di numeri, sarebbe quello di nominare un vice presidente (il ruolo a livello operativo più importante e di nomina diretta del sindaco Marino) scelto tra i candidati locali, resta da vedere se il primo cittadino della Capitale sarà davvero così lungimirante.