Jobs Act, per il governo una vittoria storica, per la sinistra e sindacati il provvedimento porterà più precari meno pagati. E già si pensa al referendum abrogativo
Sul Jobs Act ci sono idee chiare. E inconciliabili tra lavoratori e governo. All’indomani dell’approvazione definitiva dei decreti su flessibilità e ammortizzatori sociali il governo Renzi ha emesso un comunicato dove sostiene che il provvedimento avrà un impatto sul Pil addirittura del +1% nel 2020. Il tam tam ha messo di buonumore i sostenitori di Renzi che hanno esibito l’ottimismo dovuto: “Dopo 20 anni alla flex si aggiunge security: ammortizzatori, maternità, basta cococo cocopro” ha scritto la ministra della funzione pubblica Marianna Madia in un tweet. “Il Governo ritiene che ci sia equilibrio nelle norme del decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti e su quello che riguarda la Naspi e per questo ha deciso di non cambiarle– ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti spiegando il mantenimento nel provvedimento delle norme sui licenziamenti collettivi. “Abbiamo introdotto il contratto di ricollocazione: un voucher con quale ci si rivolge all’agenzia per trovare un nuovo posto di lavoro” ha continuato il ministro del Lavoro al termine del Cdm.
Ma la verità, come sostengono sinistra e sindacati, è che con l’approvazione dei primi decreti legislativi di attuazione della delega lavoro “Il governo promuove i licenziamenti, individuali e collettivi, e trasforma i contratti a monetizzazione crescente e diritti decrescenti- dice il deputato di Sel Giorgio Airaudo– Un provvedimento che piace ai custodi dell’austerità e dell’abbattimento dei diritti nel lavoro, come l’Ocse, ma non piace ai lavoratori e alle lavoratrici del nostro Paese, su cui viene scaricata tutta l’insicurezza e la svalutazione del loro lavoro. E’ il momento del disinganno per i giovani e i precari: si cancellano i Co.Co.Pro per il futuro ma restano quelli in essere così come i contratti a termine di 36 mesi senza causale, i Voucher e il grosso dell’armamentario della precarizzazione. Altro che stabilità crescente, diritti uguali per tutti e ammortizzatori sociali a tutti, l’unica cosa che unirà tutti è la licenziabilità, il ricatto e l’insicurezza. Sel inoltre sosterrà tutte le azioni che saranno messe in campo, compreso il referendum abrogativo. I lavoratori non sono rottamabili e non resteranno soli “.