“Ne arrivano a migliaia ogni giorno sulle coste meridionali del nostro Paese; sono poveri disgraziati che fuggono dal loro paese d’origine, spesso non per ragioni politiche, come i professionisti del business dell’accoglienza ci vorrebbero far credere, ma per banalissime ragioni di sopravvivenza. Si tratta di persone, che nel resto del mondo chiamano clandestini respingendoli e che noi andiamo ad intercettare in mare chiamandoli migranti, che rischiano la vita per la comprensibile prospettiva di vivere un’esistenza migliore. Arrivano a frotte sui barconi dalla Libia e non solo e vengono subito portati via dal punto di approdo, quasi per sottrarli alla vista delle telecamere e per nascondere la situazione drammatica che si sta creando. Li distribuiscono in tutta la penisola mentre centinaia di migliaia sono pronti a partire dalle coste nord africane per essere intercettati dalle nostre navi già nelle acque territoriali libiche e portati in Italia senza reali prospettive e senza un programma politico; salvo il pericoloso ed inconcludente assistenzialismo.
Non vengono fornite statistiche ufficiali ma è certo che di coloro che arrivano in Italia una parte cerca di proseguire verso il nord Europa, per ricongiungersi con altri connazionali o parenti. Tanti tra questi vengono rispediti in Italia in quanto respinti dalla nazione in cui vengono sorpresi come clandestini (anche questa è l’Europa). Una parte del tutto insignificante viene espulsa, perché segnalata oppure colpita da un provvedimento precedente ed una parte molto consistente resta in Italia e viene presa in carico dal sistema di accoglienza per alimentare l’unica industria in salute nel nostro Paese: il business dell’immigrato; un affare colossale che costa miliardi di Euro alla disastrate finanze pubbliche e che sta arricchendo cooperative ed associazioni e, qualche volta, organizzazioni criminali, come nel caso di Roma.
Se ne era già parlato nel Consiglio Comunale del Comune di Anzio il 29 dicembre, in relazione alla paventata costituzione di un campo Rom a Lavinio ed il Sindaco Bruschini aveva rassicurato l’assemblea e tutta la cittadinanza che, a “sua conoscenza”, nessun campo Rom era previsto a Lavinio. Nel Consiglio Comunale del 3 marzo 2015 il Sindaco, solo due mesi dopo, sollecitato da una pressante interrogazione del Consigliere Bernardone, ha candidamente dichiarato di aver appreso che la Prefettura di Roma ha acquisito un comprensorio in via dell’Armellino dove verrà costituito un centro “provvisorio” per la raccolta di migranti. Il Sindaco non ha opposto nessuna resistenza a quanto gli è stato rivelato da chi prende decisioni a forte impatto sociale in casa d’altri, senza nemmeno coordinare tali decisioni con il padrone di casa. Il Sindaco si è giustificato dicendo “ho chiesto al Prefetto, che cosa posso fare io? ed il Prefetto mi ha risposto: niente”. Quindi il Prefetto decide di costituire un centro di raccolta migranti, in una zona già oggetto in passato di “decentramenti” fortemente impattanti sul piano sociale e dell’ordine pubblico ed il Sindaco di Anzio si accontenta del fatto che il Prefetto gli comunica che non può fare niente per evitarla. Non può fare niente per evitare che un altro elemento di squilibrio e di degrado venga inserito in un tessuto sociale come quello della zona di Lavinio già fortemente contaminato. Non può fare niente per discutere una decisione gravissima presa senza l’accordo del responsabile istituzionale del territorio. Conoscendo l’atteggiamento fortemente favorevole del Primo Cittadino di Anzio nei confronti dell’immigrazione, che vorrebbe “libera come il volo degli uccelli”, nasce il dubbio che egli veda finalmente realizzarsi un piccolo sogno: un proprio nido di migratori africani, completamente finanziato dallo Stato, sul territorio comunale. Una nuova realtà che si va ad aggiungere a quella delle migliaia di Indiani, Pachistani, Nord-Africani ed Albanesi che già si muovono liberamente senza alcun controllo nel Comune di Anzio e nella comunità di Lavinio in particolare. Quindi tutto va bene; perché il campo Rom non viene realizzato tanto si tratta solo di un centro di raccolta di migranti. Non è chiara la ragione per cui un campo Rom, molto spesso costituito da cittadini italiani, dovrebbe avere un impatto degradante superiore a quello di un centro di raccolta di persone africane di cui non si conosce il passato e la fedina penale, che non hanno alcuna prospettiva produttiva e lavorativa e che sono a totale carico della finanza comune. Nel caso specifico si parla dell’affitto di 11 villette in via dell’Armellino, che verranno adibite ad accogliere un numero “iniziale” di 76 migranti che verranno a costare allo Stato circa 75.000 Euro al mese mentre tantissimi cittadini di Anzio fanno la fame.
Nessun commento in Consiglio Comunale, nessuna reazione, niente barricate minacciate da un Consigliere nella passata riunione del Consiglio; solo qualche considerazione troppo arrendevole ed un invito generalizzato alla disponibilità ed all’accoglienza. Durante il Consiglio Comunale del 3 marzo le preoccupazioni manifestate non sono state quelle della gente che non vuole situazioni come quelle che vediamo ogni sera in televisione, ma piuttosto quelle del politically correct. Una delle preoccupazioni è stata quella del tempo libero dei migranti clandestini ed è stato proposto di mettere a loro disposizione un autobus per far fare attività turistica ai nuovi venuti.
Ma i cittadini di Lavinio, nella grande maggioranza, non sono d’accordo con i loro rappresentanti politici a prescindere dal partito per cui simpatizzano; non sono d’accordo come non erano d’accordo i cittadini di Castelnuovo di Porto, quando fu deciso di creare un centro provvisorio di raccolta migranti: una struttura che cresciuta a dismisura ed alimentata da un flusso senza controllo, ha trasformato la ridente cittadina laziale in un luogo di fortissimo degrado in cui dimostrazioni, violenze e blocchi stradali sono all’ordine del giorno. La tranquillità e la sicurezza dei cittadini per bene vengono violentate da politiche criminali, da politicanti ideologizzati e da amministratori che non hanno la capacità di controllo del territorio che amministrano. La gente della zona di Lavinio non è più disposta ad ingoiare altri rospi ed ognuno dovrà rispondere delle decisioni che prende”.
Sergio Franchi