Nelle casse di 11 comuni laziali, distribuiti tra le Province di Roma (oltre alla Capitale, Nettuno, Anguillara, Campagnano, Fiumicino Formello) e Latina (Minturno, Latina, Castelforte, santa Cosma e Damiano, Cisterna di Latina) finisce circa il 20% (19,58) – una media di 3 milioni ogni anno – delle risorse nazionali stanziate annualmente dal Cipe (45 milioni e 233 mila euro ’12/13/14) come indennità compensativa per i rifiuti radioattivi stoccati negli impianti e nei depositi di Borgo Sabotino e Casaccia. Nella Regione Lazio i comuni e le Province che ospitano centrali nucleari ed impianti del ciclo del combustibile nucleare ricevono infatti ogni anno come misura compensativa diverse decine di miglia di euro dal Cipe. Si tratta di cifre significative. Ad esempio il solo comune di Latina tra il 2012 e il 2013 ha ricevuto 1 milione e 678mila euro, il Comune e la Provincia di Roma 1 milione 529 mila euro, il comune di Nettuno 525 mila euro. Tali risorse, almeno sulla carta, devono essere destinate alla realizzazione di interventi mirati all’adozione di misure di compensazione in campo ambientale e in particolare in materia di: tutela delle risorse idriche; bonifica dei siti inquinati; gestione dei rifiuti; difesa e assetto del territorio, etc… Il contributo inoltre è esteso ai Comuni confinanti con quello nel cui territorio è ubicato il sito (è il caso della centrale del Garigliano) e viene calcolato in proporzione alla superficie ed alla popolazione residente nel raggio di dieci chilometri dall’impianto. È quanto emerge dal focus (allegato) sulla Regione Lazio, contenuto nell’istant book relativo ai rifiuti radioattivi ‘Troppe mine sparse per l’Italia, l’urgenza di un Deposito Nazional è elaborato dal Coordinamento di Alternativa Ecologica». Così in una nota il Coordinamento Alternativa Ecologica.