Come ampiamente annunciato, lo scorso 20 febbraio il Consiglio dei Ministri ha approvato, nell’ambito dell’attuazione del Jobs Act, le bozze dei decreti legislativi sul riordino delle tipologie contrattuali e sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tuttavia, dopo oltre un mese, ancora non vi è traccia di questi provvedimenti.
A fronte del silenzio del Governo, la stampa ha avanzato in questi giorni l’ipotesi dell’assenza delle coperture economiche.
Le nuove misure, infatti, dovrebbero eliminare le principali tipologie di contratti precari, grazie ai quali, però, le casse pubbliche ricevono parecchi soldi, certamente superiori alle entrate in arrivo con i rapporti a tutele crescenti.
A tale proposito, occorre segnalare come la Ragioneria dello Stato avesse già palesato numerosi dubbi sulla copertura dei primi due decreti attuativi, quello, per l’appunto, sulle tutele crescenti e quello sulla riforma degli ammortizzatori sociali.
L’ipotesi sostenuta dagli organi di stampa, ove rispondente al vero, giustifica il timore che, alla fine, gli oneri finanziari vengano ricavati attraverso l’ennesimo aumento dell’Iva e gli incrementi sulle accise.
Dott. Valerio Pollastrini
Consulente del Lavoro
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