Manifestazioni in tutta Italia. A Roma concentramento alle 9,00 a piazza della Repubblica
Il popolo della scuola, studenti compresi, oggi sciopera e scende in piazza contro la riforma di Renzi, ma Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l’intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in Commissione alla Camera. Anche se le posizioni non sembrano al momento proprio concilianti. Che la situazione sia difficile per i governo lo si era visto a Bologna, dove il premier Matteo Renzi è stato fischiato contestato da insegnanti e precari. “Se il DDL dovesse passare– scrive la FLC CGIL– la scuola che abbiamo conosciuto non esisterebbe semplicemente più. Al suo posto subentrerebbe un clima irrespirabile di competizione, arrivismo, sudditanza nei confronti dei dirigenti scolastici, assenza di diritti, con scuole ricche per i ricchi e povere per i poveri, nelle quali le tendenze ideologiche, pedagogiche e politiche di pochi schiaccerebbero la libera cultura. D’altra parte, decine e decine di migliaia di precari e di idonei/vincitori dei concorsi vedrebbero scandalosamente azzerati i loro diritti. Il DDL tocca tutti, calpesta i diritti e la scuola di tutti, dai precari a tutti i docenti di ruolo (che nel giro di poco tempo finirebbero nell’albo regionale e potrebbero anche essere sospesi senza stipendio perché sgraditi al preside), dagli alunni alle famiglie a tutta la società. È della scuola della Repubblica, della scuola che dovrebbe perseguire l’uguaglianza dei diritti, l’alta cultura, la libertà e le regole condivise attraverso contratti nazionali che stiamo parlando. È questa scuola che oggi può essere spazzata via se Renzi passa”. La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della “Buona Scuola”, che poi passerà all’esame del Senato. Ieri il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, Andrea Marcucci del PD, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma. (cp)