Un problema decennale, che rovina l’immagine di una cittadina che vorrebbe essere turistica
Un problema decennale che nessuno però ha voluto mai prendere di petto. Stiamo parlando dell’inquinamento delle acque di balneazione prodotto dal fosso Loricina. Quello che nell’antichità sembra fosse un fiume con una portata maggiore, e che raccoglie le acque di vari fossi e sorgenti dell’entroterra dei comuni di Anzio e Nettuno. Nonostante le sue acque inquinate determinino il divieto di balneazione per 300 metri dalla foce (come certifica ogni anno l’Arpa) in una delle spiagge più significative delle cittadina balneare, nessuno negli ultimi anni si è preccupato di mettere in campo azioni concrete atte a eliminare il problema. Ci provò tanti anni orsono l’amministrazione Conte, con il progetto di intubare le acque del fosso, con una tubatura che avrebbe dovuto portarte l’acqua a diverse centinaia di metri al largo, ma tutto finì nel dimenticatoio. Nel frattempo nessuno si è mai preoccupato di andare a controllare gli scarichi di quelle abitazioni che negli anni sono state costruite in prossimità del fosso. Perchè se si parla di presenza di coliformi, vuol dire che c’è chi scarica la fognatura direttamente nel fosso o in uno dei suoi affluenti. Fosso che periodicamnte diventa: blu, viola , grigio per altri scarichi abusivi di tipo chimico. Nel tempo si è pensato anche ad un depuratore alla foce, ma sembra un progetto di difficile efficacia perchè l’impianto andrebbe in tilt sopratutto nella stagione invernale quando in occasione dei nubifragi la portata del fosso si decuplica. Ora di soluzioni tecnologicamente avanzate credo esistano diverse. Non penso che sia un problema solo di Nettuno quello di uno fosso inquinato che sfocia al mare. Di questi temi si dovrebbe occupare, per il bene delle città, un’amministrazione comunale. Città turistica, ma che non fa niente per essere definita tale.