Nasce il “Fronte del porto”, in cerca di alternative alla Capo D’Anzio

La contrarietà al progetto del nuovo porto e all’idea di un’opera privata “che rinnegasse totalmente l’identità, le peculiarità, il senso di appartenenza e l’affezione di cittadini, operatori, turisti a Porto d’Anzio”. Nasce “Il Fronte del Porto”, un coordinamento per dire basta ad una Capo d’Anzio “che fino ad oggi non ha prodotto nulla, ma ha drenato soldi pubblici, e per elaborare nuove e fattibili soluzioni – dicono gli esponenti – E’ evidente il fallimento del progetto per un nuovo porto concesso dalla Regione Lazio alla Capo d’Anzio Spa ormai 4 anni fa: il piano originale è risultato irrealizzabile già con la gara d’appalto andata deserta, l’inversione del cronoprogramma ha portato solo ulteriori intoppi burocratici e giudiziari (i ricorsi al Tar dei circoli velici), le condizioni finanziarie della società sono solo parzialmente in ripresa, mentre la situazione economica generale non fa certo sperare in un periodo di vacche grasse dietro l’angolo per la nautica. Rischiamo di ritrovarci di fronte ad un “parcheggio per barche private” che snaturerebbe completamente la nostra città e affosserebbe la sua economia. Nel frattempo il porto innocenziano sta lentamente morendo: le sue condizioni sono pessime, l’eterno problema dell’insabbiamento è stato provvisoriamente affrontato solo a giugno, a stagione ormai iniziata. Inconcepibile”. Dal Fronte del Porto sono in cerca di una proposta alternativa che preveda un nuovo porto “sostenibile dal punto di vista ambientale, progettato in maniera integrata con la conformazione urbanistica e quella della riviera di Anzio, rispettoso delle attività tradizionali che ancora sopravvivono e lo caratterizzano; un porto che possa finalmente risolvere in maniera definitiva, o comunque migliore, il problema dell’insabbiamento, che ritorni ad essere cuore pulsante dell’intera città. Ma soprattutto una proposta che non sia calata dall’alto, costruita piuttosto con chi il porto lo vive e ci lavora, in sinergia con la Regione e le Istituzioni tutte, che dovrebbero tornare a svolgere un ruolo di pianificazione e gestione del territorio basato sugli interessi diffusi della collettività. Perciò vogliamo promuovere incontri con i cittadini (a cui già da tempo stiamo sottoponendo questionari sull’argomento), con i vari concessionari (cantieri e cooperative di ormeggiatori), con i pescatori, nonché con i circoli velici che costituiscono tutti insieme importanti e storiche realtà da cui non si deve prescindere. Noi agiamo nella convinzione che un’opera pubblica sia di tutti e non di pochi e ci proponiamo di organizzare incontri e convegni anche di carattere scientifico per invitare alla fine di questo percorso le istituzioni a confrontarsi con la città di Anzio e ad assumersi le proprie responsabilità”.