E’ in discussione in Commissione ambiente alla Camera dei Deputati un’interrogazione sull’attività di dragaggio effettuata nel porto di Anzio nei mesi di giugno, luglio e agosto 2015. L’interrogazione a firma Zolezzi, Daga, Micillo, De Rosa, Terzoni, Busto, Mannino è rivolta al Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministero della Salute ed è partita su segnalazione dei grillini di Anzio.
Il testo: “Premesso che Anzio si trova nell’Agro Romano, il cui limite meridionale è segnato dal fiume Astura, a 58 chilometri a sud di Roma, ed a 26 chilometri ad ovest da Latina. Il centro della città si sviluppa sull’omonimo promontorio, proteso sul Mar Tirreno; la riserva naturale regionale Tor Caldara (IT 6030046) situata nel comune di Anzio è un’area naturale protetta, istituita nel 1988 con provvedimento legislativo della regione Lazio. Sulla base del decreto 25 marzo 2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 157 dell’8 luglio 2005 e predisposto dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi della direttiva CEE, la riserva naturale regionale Tor Caldara viene considerata Sito di interesse comunitario; da un articolo di stampa del luglio 2015, apparso sul quotidiano online «In libera uscita», risulta che le opere di dragaggio avviate nel periodo estivo per combattere l’erosione delle spiagge attraverso il ripascimento delle stesse abbiano provocato la formazione di acqua torbida impedendo ai bagnanti l’ingresso in mare: «Uno scempio, dicono a gran voce i frequentatori degli stabilimenti. Stare in spiaggia a queste condizioni non è il massimo, e non è certo da incentivo per il turismo»;
secondo un comunicato stampa della Capitaneria di porto di Anzio, pubblicato il 12 maggio 2015, giorno in cui è giunta da La Spezia la Draga, «L’intervento di dragaggio prevede di prelevare un quantitativo di 80.000 metri cubi dall’ingresso del Porto di Anzio per essere poi conferita nel tratto di spiaggia tra Tor Caldara e Capo D’Anzio è prossimo all’avvio»; nel comunicato si evidenzia anche come «l’intervento durerà complessivamente fino alla fine di Giugno (salvo eventuali proroghe dovute alle avverse condizioni meteo marine). Per consentire alla draga di mettersi subito all’opera, il Comandante del Porto di Anzio ha già emanato dal 3 maggio 2015 l’ordinanza di sicurezza, prevedendo la possibilità per il mezzo di lavorare nell’arco delle 24 ore anche nei week end»; da un comunicato stampa del comune di Anzio del 23 marzo 2015 si apprende che «Il Ministero dell’ambiente, in collaborazione con la Coldiretti, ha affrontato la problematica relativa alla classificazione ed alla caratterizzazione dei fanghi derivanti dall’escavo del porto, al loro smaltimento ed alla loro ricollocazione. Ho avuto rassicurazioni dal Sottosegretario che, fortunatamente, la materia verrà nuovamente regolamentata e la procedura sarà resa più snella con il riposizionamento e riutilizzo della sabbia dove si renderà necessario. Lo afferma il Sindaco f.f. di Anzio, Giorgio Zucchini, che ha partecipato all’incontro convocato dal Sottosegretario all’Ambiente, On. Silvia Velo, teso a rivedere e semplificare le procedure per gli interventi di dragaggio dei porti. Auspico – conclude Zucchini – che a breve la regione Lazio, concluso l’iter procedurale, effettui l’intervento di dragaggio per mettere in sicurezza la nostra area portuale. Il porto rischia la chiusura e l’intervento non può più essere rimandato»; risulta che le attività di dragaggio abbiamo inevitabilmente compromesso la stagione turistica 2015, oltre a non garantire una precisa chiarezza sulle conseguenze di questa attività in termini di inquinamento sul litorale Laziale. Le acque in prossimità della costa sono torbide, piene di rifiuti, schiuma maleodorante e chiazze oleose. L’intervento didragaggio del porto, diventato urgente per inspiegabili lungaggini della regione Lazio e del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, si sta sviluppando con dinamiche non ordinarie, tra cui il ritardo inspiegabile dei lavori che dovevano durare da aprile fino a giugno 2015, ma che si sono ultimati solamente a fine del mese di agosto;
risulta che molti bagnanti soprattutto bambini, sono stati colpiti da sfoghi cutanei, prurito, sintomi di intossicazione quali vomito, diarrea, fino a febbri alte; da un articolo dell’Unità, pubblicato l’11 agosto 2015, risulta che nella zona di Anzio e Nettuno siano stati realizzati alcuni prelievi «e le acque hanno una carica batterica superiore di escherichia coli e di enterococco di oltre il doppio del limite consentito per legge – ci spiega Roberto Scacchi, Presidente di Legambiente Lazio –; il problema è che l’Arpa spesso non considera balneabili alcune zone, a volte per la presenza di un porto, volte per altre motivazioni, e non esegue i campionamenti. Poi, però, è pieno di stabilimenti e di persone che fanno il bagno»; secondo quanto predisposto dall’articolo 184-quater del decreto legislativo n.152 del 2006 (Utilizzo dei materiali di dragaggio):
1. I materiali dragati sottoposti ad operazioni di recupero in casse di colmata o in altri impianti autorizzati ai sensi della normativa vigente, cessano di essere rifiuti se, all’esito delle operazioni di recupero, che possono consistere anche in operazioni di cernita e selezione, soddisfano e sono utilizzati rispettando i seguenti requisiti e condizioni:
a) non superano i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui alle colonne A e B della tabella 1 dell’allegato 5 al titolo V della parte quarta, con riferimento alla destinazione urbanistica del sito di utilizzo, o, in caso di utilizzo diretto in un ciclo produttivo, rispondono ai requisiti tecnici di cui alla lettera b), secondo periodo;
b) è certo il sito di destinazione e sono utilizzati direttamente, anche a fini del riuso o rimodellamento ambientale, senza rischi per le matrici ambientali interessate e in particolare senza determinare contaminazione delle acque sotterranee e superficiali. In caso di utilizzo diretto in un ciclo produttivo, devono, invece, rispettare i requisiti tecnici per gli scopi specifici individuati, la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti e alle materie prime, e in particolare non devono determinare emissioni nell’ambiente superiori o diverse qualitativamente da quelle che derivano dall’uso di prodotti e di materie prime per i quali è stata rilasciata l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto.
2. Al fine di escludere rischi di contaminazione delle acque sotterranee, i materiali di dragaggio destinati all’utilizzo in un sito devono essere sottoposti a test di cessione secondo le metodiche e i limiti di cui all’Allegato 3 del decreto del Ministro dell’ambiente 5 febbraio 1998, pubblicato nel supplemento ordinario n. 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile 1998. L’autorità competente può derogare alle concentrazioni limite di cloruri e di solfati qualora i materiali di dragaggio siano destinati ad aree prospicienti il litorale e siano compatibili con i livelli di salinità del suolo e della falda;
ad oggi la sabbia prodotta dall’escavo è stata completamente ricollocata sulle spiagge attigue alla costa maggiormente frequentata da turisti, adiacente al sito archeologico della Villa di Nerone e al sito di interesse comunitario del Parco di Tor Caldara –:
se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, siano a conoscenza dei fatti esposti; se il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, alla luce delle numerose criticità riportate in premessa, dopo attenta valutazione del potenziale rischio di danno ambientale e di gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini, non ritenga che sia opportuno disporre verifiche e controlli da parte del personale appartenente al comando carabinieri tutela ambiente (C.C.T.A.), ai sensi dell’articolo 197, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sullo stato di inquinamento di tutte le matrici ambientali presenti in loco; se i ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, non ritengano necessario verificare se l’attività di dragaggio abbia determinato un probabile «effetto cumulo» nell’ambiente marino già compromesso dal probabile inquinamento di natura antropica, a causa della forte presenza di elementi batterici”.