La presunta organizzazione criminale di “zingari” il cui capo indiscusso sarebbe Costantino “Cha Cha” Di Silvio: uno dei nipoti di primo grado di Vittorio Casamonica. Coinvolto nell’indagine anche il tesoriere del partito di Giorgia Meloni
La Squadra mobile di Latina e l’Unità indagini patrimoniali del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato hanno condotto a Latina un’operazione contro il gruppo di origine rom dei Di Silvio, legato ai Casamonica. Secondo la Procura la sede della tifoseria del Latina Calcio, la “Curva Nord”, sarebbe un luogo di «particolare offensività» sociale perché al suo interno avveniva, secondo gli inquirenti, lo spaccio e il consumo di cocaina. È questo uno dei passaggi dell’ordinanza che lunedì scorso ha portato all’arresto di 24 persone di una presunta organizzazione criminale di “zingari” il cui capo indiscusso sarebbe Costantino “Cha Cha” Di Silvio: uno dei nipoti di primo grado di Vittorio Casamonica. «Lo spessore criminale del gruppo è molto elevato — spiega il questore di Latina Giuseppe de Matteis — Sarebbe un errore sottovalutarlo». Per gli inquirenti la capacità di questi criminali di mettere le mani sulla città pontina è evidente: da qui si è arrivati a cacciare di fatto l’ex prefetto Frattasi, ad inviare lettere minatorie e proiettili a questori, capi della mobile, procuratori e giornalisti. Nell’inchiesta risulta coinvolto anche uno storico amico di Cha Cha: il deputato Pasquale Maietta, tesoriere alla Camera di Fratelli d’Italia — Alleanza Nazionale, ex assessore al Bilancio di Latina e presidente del Latina Calcio: squadra che milita nel campionato di serie B. L’onorevole è accusato di violenza privata tentata in concorso, perché intercettato mentre chiedeva a Cha Cha di risolvere per le vie brevi una vicenda personale. È lo stesso deputato che un anno fa ritirò in extremis un’interrogazione parlamentare preparata dal suo staff proprio contro il questore di Latina De Matteis, accusato di gettare discredito sulla città per aver denunciato la presenza di una criminalità autoctona capace di condizionare settori nevralgici, a partire dall’urbanistica. Un attacco mal digerito da chi ha governato Latina negli ultimi venti anni.
L’inchiesta evidenzia l’operato di un’associazione a delinquere specializzata in estorsioni, usura, minacce e lesioni, porto e detenzione abusiva di armi (anche da guerra), furto in abitazioni private, intestazione fittizia di beni, corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e spaccio di droga. Anche se ripetutamente arrestati e condannati, i suoi appartenenti continuavano a taglieggiare le loro vittime. Inoltre continuavano ad avere collegamenti con elementi deviati delle forze dell’ordine dai quali ricevevano informazioni, dietro pagamento, sulle indagini sul loro conto. Ma soprattutto continuavano ad intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione e con i politici.
Nell’inchiesta anche un poliziotto e due carabinieri
Nell’ambito dell’operazione Don’t Touch, che ha portato all’arresto di 24 persone, sono spuntati fuori anche due carabinieri e un poliziotto. Si tratta di C. N. poliziotto della squadra mobile, che era nel pool di investigatori che indagavano sulla gambizzazione del tabaccaio di Latina, da cui è partita tutta l’inchiesta. I due carabinieri arrestati sono invece F. D. L. e G. A. del nucleo operativo del Reparto Territoriale di Aprilia. I due sarebbero riusciti a garantire informazioni al sodalizio criminale sulle investigazioni in corso.