E allarme per i Comuni dal 1° novembre l’Anac non potrà più rilasciare i codici di gara ai Comuni non capoluogo che tenteranno di bandire una gara senza passare per una delle forme di aggregazione previste dall’articolo 33, comma 3bis del codice degli appalti
L’Anac invierà una segnalazione a Parlamento e Governo per chiedere formalmente un intervento che sciolga l’intricata matassa che si sta componendo in questi giorni. Insomma, l’obbligo per i Comuni non capoluogo di passare da una forma di aggregazione della domanda per bandire gli appalti (vedi il grafico), mai come in questo caso, potrebbe rivelarsi uno tsunami per gli Enti Locali. Gli epserti parlano di «pericolo imminente di blocco». E i motivi sono parecchi: i soggetti aggregatori ancora non sono tutti organizzati, il tavolo del Mef non ha ancora individuato le categorie di appalti da far transitare dalle centrali e, come se questo non bastasse, la legge di Stabilità ha dato il colpo di grazia, creando una finestra di due mesi nella quale i sindaci dei piccoli Comuni saranno indotti a non fare nuove gare. Per questo c’è allo studio un emendamento al Dl sulla finanza locale, che potrebbe collegare l’entrata in vigore del meccanismo alla partenza del nuovo Codice appalti. Per questo il presidente dell’Anac Raffaele Cantone ha deciso di prendere carta e penna e segnalare a Governo e Parlamento l’urgenza di una soluzione. Dal primo novembre, per legge (il decreto sulla “spending review” n. 66/2014), l’Anac non potrà infatti più rilasciare i codici di gara ai Comuni non capoluogo che tenteranno di bandire una gara senza passare per una delle forme di aggregazione previste dall’articolo 33, comma 3bis del codice degli appalti. Il problema si era già posto, negli stessi termini, a luglio 2014, alla scadenza di una delle tante proroghe concesse ai Comuni in ritardo sugli obblighi di aggregazione degli acquisti, dopo l’entrata in vigore della nonna che vieta il rilascio dei Cig. Allora l’impasse fu superata con l’inserimento di una nuova
proroga nel D1 90/2014 e la decisione di Cantone di sbloccare il rilascio dei Cig in anticipo sulla
conversione del de creto. Uno scenario che potrebbe replicarsi anche ora. Al di là della questione del
mancato rilascio dei Cig, però, stando alle voci che arrivano dai Comuni, i sindaci temono un blocco devastante. Il motivo è che il meccanismo dell’articolo 33 comma 3 bis del Codice presuppone l’esistenza di un sistema di soggetti aggregatori e centrali di committenza già ben oliato. La triste realtà, invece, è che al momento si procede decisamente a tentoni.