In un lungo intervento, che riportiamo per esteso, l’esponente del Pd Gabriele Federici è intervenuto oggi durante il direttivo del Pd tracciando le linee per una strategia del cambiamento all’interno del partito.
UNA STRATEGIA PER IL CAMBIAMENTO
L’aspetto fondamentale che appare subito evidente appena il centrosinistra ad Anzio ha incominciato ad analizzare concretamente il comportamento dell’Amministrazione Bruschini, con la conferenza programmatica presso l’Hotel Lido Garda nell’estate del 2015, e a riflettere sui diversi aspetti delle nuove impostazioni programmatiche è stato l’insufficienza, l’incompletezza, la non genuinità dei dati e delle notizie relative a ogni settore della vita cittadina. Una conoscenza veramente adeguata di molti aspetti del territorio non è pervenuta ai partiti della minoranza, latita agli stessi responsabili della maggioranza e dell’amministrazione, non è presente presso l’opinione pubblica e manca a tutta la città. Tale conoscenza non è presente nei partiti della minoranza: noi stessi, nonostante la diligenza impiegata per raccogliere da ogni parte elementi e dati, non è possibile presumere di avere raggiunto la completezza di informazione che sarebbe stata necessaria per dare alle proposte che verranno fatte la loro formulazione definitiva, ovvero, per potere avanzare soluzioni ancora più vantaggiose, come forse potremo fare se e quando non ci sarà dato di potere attingere direttamente alle fonti di conoscenza sino ad ora controllate dall’amministrazione del centrodestra.
IL DATO REALE
Per affrontare un’analisi politica positiva degna del territorio, tale da permetterne una successiva di natura normativa, è opportuno evidenziare tre dati incontrovertibili. Se non partiamo da questi, diventa difficile interpretare qualsiasi discorso credibile per una progettualità della nostra azione politica.
Con il primo dato: questo seggio elettorale, ex collegio n°32 della Camera con i comuni di Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno, presenta una popolazione di oltre 200mila abitanti. Di pari passo, insieme al peso demografico, troviamo in questo territorio un’importanza unica e irripetibile sotto il profilo economico. Anzio e Nettuno sono comuni con un proprio porto, mentre Pomezia e Aprilia costituiscono il secondo distretto industriale della regione Lazio, successivo a quello della Tiburtina. Sono cifre che identificano la quantità e la qualità degli interessi e degli indotti sviluppati dagli asset presenti nella zona.
Con il secondo dato: è pacifico riconoscere che dal 1994 la sinistra e il centrosinistra ad Anzio sono deboli. E’ un dato strutturale che vede non solo noi minoranza da oltre venti anni, ma che vede in tutto il litorale laziale una condizione di opposizione continua, con territori controllati dal centrodestra da Montaldo di Castro fino a Minturno, passando per molteplici realtà, ormai governate storicamente dalle destre. È un dato politico che induce a una profonda riflessione sulla classe dirigente del centrosinistra locale evidentemente incapace di governare e di creare un processo di ricambio generazionale.
Con il terzo dato: si aggiunge una vocazione all’autodistruzione della dirigenza politica territoriale. L’esempio di Nettuno è sintomatico. Sappiamo perfettamente della difficoltà nel diventare amministrazione in questa dimensione: andare a casa, quando noi stessi governiamo i territori dove siamo stati eletti, evidenziano la pochezza, e l’insipienza di una certa cultura politica.
LE OPPORTUNITA’
Questi tre dati appena elencati ci permettono di rispondere alla seguente domanda: che cosa vogliamo fare da grandi? La risposta è una: governare questo territorio. La politica deve riappropriarsi degnamente dei propri spazi, senza timore e con sana ambizione. È opportuno lavorare insieme egregiamente per raggiungere un risultato collegiale, con un gruppo unito e affiatato che aspira ad una narrazione propria e autentica.
Le politiche del governo Renzi possono costituire un potente volano di rilancio dell’azione programmatica del nostro partito a livello locale. Il richiamo di Renzi alla stabilità politica, istituzionale ed economica del paese può coadiuvare le nostre intenzioni a livello locale: con l’abbattimento delle tasse sulle piccole e medie imprese, sulle prime case e sul comparto del mondo del lavoro, insieme alle agevolazioni sull’edilizia che aiutano un minimo le microeconomie di scala della zona. Questa è una realtà sensibile a determinati richiami, all’idea per la quale “abbattere le tasse” è di sinistra, di una sinistra moderna, con l’intenzione di liberare nuove energie, ridare fiato all’economia e credere finalmente in una cultura che possa valorizzare il lavoro e la libera impresa. Perché tutto questo? Perché la politica è anche gestione d’interessi. Occorre porre l’accento senza scandalizzarsi: la politica deve saper gestire e governare gli interessi del territorio, altrimenti una politica debole, vuota, priva di un capitale umano degno, si lascia governare dagli interessi stessi e questo genera inefficienze, sprechi e corruzione. Quando la politica è salda e le istituzioni sono rispettate e fatte rispettare attraverso l’esempio di chi governa, gli interessi sia di natura economica, sia di natura sociale intraprendono un circolo virtuoso il cui beneficiario primo ed unico diventa tutta la cittadinanza, non escludendo alcuno. In questo momento, la politica si valorizza come servizio di una comunità e non come asservimento della stessa ai governanti, sicché gli abitanti di Anzio da un rapporto di mera sudditanza nei confronti dell’amministrazione possono interagire come parte di una cittadinanza attiva e partecipe della vita politica di un’espressione territoriale.
Da un lato è d’uopo riprendere la volontà di riscoprirsi classe dirigente, rivitalizzare la capacità di governare, anche l’intelligenza di mandare giù qualche rospo e per questo, la sapienza di ricomporre i conflitti, in estrema sintesi: essere classe di governo, perché quando capita di governare, bisogna avere la capacità di saper scegliere, amministrare anche e soprattutto in condizioni di scarsità, con attenzione certosina nei confronti dei bilanci. Detto questo, occorre saper allargare, perché da soli non si va da nessuna parte: soprattutto qui ad Anzio con l’attuale centrosinistra. Alle elezioni amministrative il dato personale trascende spesso la componente politica e soltanto la creazione di una leadesrship endogena al partito, capace di solidificare il consenso cittadino, tesa all’inclusione di nuove intelligenze riesce a coniugare tensione ideale e morale, con le necessità tecniche di un’amministrazione degna dell’ente locale. Bisogna saper tradurre il nostro messaggio sul territorio tra le categorie, fare dell’umiltà un valore ascoltando le persone, rifuggendo dai personalismi e consapevoli dell’odierno indirizzo storico del paese.
VENT’ANNI DI CENTRODESTRA
Ad Anzio le strade sono ridotte a un colabrodo, l’edilizia scolastica è fatiscente. Paghiamo i rifiuti pro-capite più costosi di tutte le amministrazioni comunali in Italia, con il servizio idrico più caro della penisola senza un’azione seria di alternativa sostenibile. Siamo privi di un’offerta abitativa popolare. Abbiamo un territorio deturpato da indiscriminate colate di cemento durate decenni: qualora non assenti i servizi alla cittadinanza non corrispondono in modo assoluto al corrispettivo pagato con le nostre tasse. Le periferie rimangono abbandonate, con il tessuto cittadino dilaniato, un’identità della città smarrita e mai valorizzata. Il porto è ridotto a un acquitrino, la città artigiana completamente abbandonata, il Paradiso sul Mare in marcescenza. Vige una povertà dilagante. La disoccupazione giovanile è ai massimi livelli storici. Sussistono problemi continui per chi decide di vivere onestamente con la propria attività.
Il lavoro, l’impegno, lo studio e il risparmio non costituiscono valori di merito nell’ultima storia recente di Anzio. Emerge forte una necessità di rinnovamento, di restituzione dei valori antichi di una società forte e consapevole di se stessa. Spetta al centrosinistra raccogliere siffatte istanze, facendosi promotore di idee e proposte che non sottendono la mera sostituzione del personale politico.
Siamo di fronte ad una politica di bilancio i cui debiti saranno saldati dalle prossime generazioni. L’insicurezza stradale è perenne. Vi è un’assenza totale di una politica culturale degna del territorio. C’è mancanza d’integrazione con le nuove realtà sociali emergenti. Assistiamo inermi a una classe politica indegna sotto molteplici profili.
IMPARARE DALL’ESPERIENZA DI MASTRACCI
La legge elettorale 81 del 1993 ha comportato una progressiva responsabilizzazione degli enti locali nel nostro paese, con l’elezione diretta dei Sindaci da parte dei cittadini. Nata per garantire governabilità, spesso si è invece rivelata un fallimento nei comuni tra i 30mila e i 100mila abitanti. Le lobby di potere, i gruppi di pressione, i manovratori della politica hanno subito individuato l’escamotage che la legge offre a chi pratica instabilità e ricatti politici.
Per questi motivi è opportuno creare una leadership che sappia rompere gli schemi, avere una visione, conferire progettualità e fattibilità al proprio agire e sentire politico, conducendo per mano il proprio gruppo, il proprio partito e l’intera cittadinanza. La sinistra e il centrosinistra hanno bisogno di tornare a parlare con le persone e non alle persone. Come qualcuno di più grande di noi ha saggiamente osservato un malato d’eccezione si è aggirato per troppo tempo nella politica: la sinistra italiana. Una malattia subdola: l’antipatia. Una cura possibile: prenderne coscienza e correre ai ripari. Siamo consapevoli di come la sinistra sia antipatica non solo alla destra, ma anche ai non schierati, al vasto arcipelago degli elettori che non si sentono né di destra né di sinistra. Quattro sono le sue malattie: il linguaggio codificato “ io sì che la so lunga”, il politicamente corretto “tu non devi parlare come vuoi”, gli schemi secondari “tu non puoi capire” e la supponenza morale “noi parliamo alla parte migliore del paese.” Questo ad Anzio si è tradotto nell’ultima e peggiore sconfitta elettorale del centrosinistra in questo territorio, con il nostro candidato a Sindaco giunto terzo e con il ballottaggio tra due candidati di centrodestra. Da questa dolorosa e amara esperienza possiamo e dobbiamo trarre una lezione, evitando di ripetere quanto verificatosi, con le stesse persone, con le medesime procedure e con le analoghe regie messe in atto, affrontando gli antichi governi politici ed economici che per decenni hanno sorretto il paese.
AFFRONTARE I CONSERVATORISMI
Anzio deve riappropriarsi della sua storia e della sua geografia. È compito della classe dirigente locale dare un forte segnale di cambiamento e di volontà. Dobbiamo mettere la testa a posto, evitando gelosie e diatribe inconcludenti. Quando si ricostruisce, si allarga. Considerando la crisi del centrodestra, la sua certa polverizzazione e la sua possibile esplosione, il centrosinistra non può che manifestare una capacità attrattiva, sapendo discernere con intelligenza, senso del reale, non venendo meno ai propri valori identitari, situazioni e persone capaci, non ultimo degne, escludendo i personaggi in cerca di autore come giustamente si sta facendo.
In questo momento storico, i nostri avversari più autentici sono costituiti da due assembramenti: il Movimento 5 stelle e i conservatori, i primi noti alle cronache per la loro incapacità amministrativa in diverse città e per la loro inconsistenza politica e culturale fornita dai propri parlamentari; i secondi presenti in maniera trasversale sia nella destra, sia nella sinistra, atti a mantenere lo statu quo.
Il Partito Democratico deve avere coscienza di sé, dei suoi mezzi e delle sue potenzialità. Sono anni che il Parlamento italiano e la regione Lazio non vede un esponente della dirigenza locale, capace di valorizzare e armonizzare nella dialettica democratica e istituzionale gli interessi e le potenzialità di un territorio magnifico.
Il momento per migliorare le sorti della città di Anzio ed elevarne la qualità della vita dei suoi cittadini è ora. Questo cambiamento, questo miglioramento può provenire soltanto dal Partito Democratico con una nuova classe politica. E se fosse vero che un nuovo umanesimo servisse in Italia, come in Europa, è altrettanto certo che maggiore umanità servirebbe qui da noi, nella nostra bellissima e amatissima Anzio.