Libertà e uguaglianza all’interno della scuola. Ne ha parlato il giudice Ferdinando Imposimato ospite a Villa Sarsina
«Dobbiamo preoccuparci della scuola pubblica, fare un referendum e andare oltre i sindacati». Questo il succo dell’intervento del famoso giudice, nell’ambito dell’evento: “Uguaglianza e libertà. La scuola fondamento di democrazia e integrazione”, organizzato da Aristos e I Grilli di Anzio, ricordiamo che Ferdinando Imposimato è attualmente Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione.
Dopo i consueti ringraziamenti rivolti al pubblico e agli organizzatori, il giudice Imposimato ha iniziato il suo discorso parlando della Costituzione e, in particolare, dell’Art. 3, in base al quale: ” Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” La tolleranza- ha detto Imposimato- è l’essenza della società e poiché la scuola ha il compito di formare gli individui, essa deve farsi garante della tolleranza. Lo Stato, inoltre, ha il compito di rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono lo sviluppo della persona umana. Nei regimi dittatoriali le persone non sono incentivate a migliorare la propria condizione perché manca la libertà. Quest’ultima, insieme all’eguaglianza dei diritti sociali, è alla base della democrazia, ne rappresenta l’essenza stessa. Perciò in una Repubblica democratica quale è l’Italia, anche la libertà dell’insegnamento è fondamentale. La legge 107/2015 denominata “La Buona scuola”, secondo il magistrato campano, è in contrasto con l’Art. 33 della Costituzione, poiché assegna maggiori privilegi alla scuola privata a scapito dell’istruzione pubblica. Se la scuola statale non funziona, tutto il Paese è destinato alla rovina, dal momento che essa è di fondamentale importanza per la democrazia. L’eccessiva autonomia e i pieni poteri decisionali che la legge 107/2015 affida al preside, ha aggiunto Imposimato, oltre che favorire la corruzione, sono in conflitto con l’Art. 97. Questa nuova legge ha diviso il mondo della scuola, e i mass media, a detta del magistrato «controllati dal governo», non hanno certamente contribuito a fare chiarezza. Il giudice ha poi concluso il suo intervento auspicando un cambiamento e affermando che: «Dobbiamo preoccuparci della scuola pubblica, fare un referendum e andare oltre i sindacati».
E.P.