Catturato in una villa a Nettuno pericoloso narcotrafficante

ImmagineE’ stato arrestato sabato pomeriggio dalla Polizia di Stato Bernardo Sparapano, 55enne romano,  individuato – al termine di articolate indagini – dagli agenti della Squadra Mobile di Roma.
L’uomo era ricercato da più di tre anni poiché condannato in via definitiva alla pena di anni 8, mesi 6 e giorni 7 per violazione dell’art. 74 D.P.R. 309/90: a suo carico, il 22 marzo 2013, la Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Roma aveva emesso l’Ordine di Esecuzione per la Carcerazione n. 275/2013 SIEP, scaturito nell’ambito di un’attività investigativa svolta nel 1997 e riferita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con sequestro di ingenti quantitativi, trasportata a bordo di navi su acque territoriali, fermate nelle acque antistanti la Sardegna.
In particolare, viene condannato per avere organizzato, unitamente ad altri soggetti, un’associazione per delinquere, con ramificazioni in Marocco e Spagna, finalizzata all’importazione nel territorio dello Stato di ingenti quantitativi di hashish prelevati in Marocco e trasportati a mezzo di natanti in Italia ed alla successiva commercializzazione dello stupefacente: venivano sequestrati nelle acque antistanti la città di Cagliari, in un’occasione 3.750 kg di hashishrinvenuti sul natante denominato “Domenico Emma” mentre, in un’altra, 2.073 kg di hashish occultati all’interno di un natante denominato “Giorgia Vittoria”.
Promotore della citata organizzazione, unitamente a Sparapano, è risultato essere Amato Raffaele, killer di spicco del clan camorrista dei Di Lauro, nonché capo assoluto di una holding criminale che ha imposto il suo predominio nei quartieri di Secondigliano, Scampia e Napoli con ramificazioni in tutt’Italia e all’estero.
Dal 1991 al 1993 uno scontro violentissimo ha opposto le famiglie dei Di Lauro e dei Di Girolamo a quella dei Ruocco per il controllo dei commerci illegali a Mugnano, Melito, Casavatore, Arzano e nei quartieri di Secondigliano e Scampia. Oltre venti i morti e molti i feriti in questa guerra di camorra che si è combattuta anche con incendi, sequestri di persona e con l’omicidio di parenti estranei alle strategie criminali dei clan contendenti.
Con il suo arresto, avvenuto il 17 maggio 2009 a Marbella in Spagna ad opera della Polizia di Stato, si è chiusa l’indagine sulla faida che, per due anni, ha insanguinato le strade del capoluogo partenopeo.
La storia criminale di Bernardo Sparapano è ben nota alla cronaca romana, in quanto lo stesso sin da giovane si rendeva, dapprima responsabile di reati contro il patrimonio e, successivamente, compiva un salto di qualità entrando in contatto con organizzazioni criminali sedenti sul territorio romano e laziale, in particolare la denominata Banda della Marranella, dedita al traffico internazionale di sostanza stupefacente ed al successivo smistamento in territorio sia capitolino che laziale e campano.
La sua escalation criminale coincide con l’incontro ed il consolidamento dei rapporti con soggetti che fanno capo alla camorra napoletana, il cui vertice in Roma era rappresentato dal defunto Senese Gennaro, nonché i fratelli Carlino Calogero, Giuseppe e Francesco.
Infatti, lo stesso è stato coinvolto nell’operazione “Tridente”, svolta negli anni ’90, sempre dalla Polizia di Sato e riguardante un’organizzazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Le odierne attività di indagine, condotte dalla Squadra Catturandi della Prima Sezione della Squadra Mobile romana, coordinate dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte D’Appello di Roma, d’intesa con la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, protrattesi da gennaio 2016 e supportate anche da presidi tecnologici, hanno consentito di acquisire elementi utili a ritenere che l’uomo, latitante dal 2013, si nascondesse all’interno della propria villa, sita a Nettuno (Roma), via Piscina Tre Cancelli n. 89.
L’intervento condotto dagli operatori della Squadra Mobile, coadiuvati dal Servizio Centrale Operativo, da personale specializzato del Servizio Polizia Scientifica e da unità cinofila per la ricerca di persone, dipendente dal Servizio Reparti Speciali – Centro coordinamento cinofili di Nettuno, hanno consentito di rintracciare il ricercato all’esterno del muro di cinta dell’abitazione, nascosto in mezzo a un ammasso di rovi ove si era rifugiato all’atto dell’irruzione.
Le ricerche, protrattesi per circa sei ore, sono state innanzitutto condotte all’interno della villa ove venivano rinvenuti cinque covi ricavati nella casa e abilmente occultati dal mobilio.
Successivamente, venivano estese al vasto appezzamento di terreno esterno, adiacente le mura di cinta della villa, dove proprio l’impiego dell’unità cinofila permetteva di individuare la zona ove il latitante si era nascosto. Infatti, durante il prolungato rastrellamento del terreno, incolto ed in gran parte ricoperto di rovi, il cane si soffermava su una parte di cespugli, cominciando ad abbaiare in puntamento.
Le ricerche degli operatori, dunque, si concentravano sulla porzione di terreno indicata dal pastore tedesco e consentivano di localizzare il latitante in mezzo ad un cespuglio di rovi. Sparapano, a quel punto, usciva dal rifugio di fortuna ricavatosi e veniva tratto in arresto dal personale della Polizia di Stato.