Riceviamo e pubblichiamo
La riunione tra la Regione Lazio ed i vertici della Capo d’Anzio, all’indomani della restituzione delle aree occupate dagli ormeggiatori, si conclude con la conferma di un’accelerazione dell’intervento portuale e questa, nonostante la propaganda del centrodestra, è una pessima notizia per la città.
Sinistra Italiana, fermamente convinta della necessità della riqualificazione del porto di Anzio, continua ad esprimere il suo dissenso nei confronti della realizzazione del faraonico progetto del “doppio porto”, poco funzionale alla città e gestito da una società dalla dubbia solidità economica.
Le criticità dell’operazione si potrebbero sintetizzare nei seguenti punti:
1. L’opera. Progettata in altra “epoca” nell’ambito di un’idea di portualità ormai fallita in tutta Italia, risulta sovradimensionata rispetto alle reali esigenze della città. Non trovò investitori nella famosa gara europea di “progetto di finanza” andata deserta nel 2012 e, per renderla realizzabile, la Regione ha concesso l’inversione del cronoprogramma e la proroga di un anno per l’inizio dei lavori.
2. La capo d’Anzio. La società non versa in buone condizioni economiche. Ha abbassato il suo capitale sociale e la sua richiesta di fideiussione per un piano di rientro è stata bocciata dalla Corte dei Conti, costringendo il Comune a restituire la quota di 517,798€. La Corte dei Conti, inoltre, ritiene ancora oggetto di monitoraggio “il persistere della compatibilità della partecipazione societaria (cioè, che ci sta a fare il socio privato?) con le finalità istituzionali dell’Ente valutando non idonee le argomentazioni prodotte”. Ed è ancora da valutare un eventuale danno erariale. Per questo motivo la relazione prodotta dal Sindaco in risposta alla “Pronuncia specifica di grave irregolarità” è stata inviata alla Procura della corte dei conti. Per non parlare, poi, dei problemi con i progettisti del Life e dei soldi dell’Unione Europea, che ora chiede conto, spesi per “fare altro”.
3. La congiuntura economica. L’inversione del cronoprogramma si basa sull’idea che la realizzazione della marina, con la conseguente vendita dei posti barca, finanzierà le aree per la cantieristica, il porto commerciale e peschereccio ma, il piano economico non fa i conti con il persistere della crisi ed in particolare con quella del settore nautico.
Per illustrare il rischio che la città di Anzio si ritrovi una marina al posto del porto, l’indebitamento del comune e la svendita del porto al socio privato per sostenere l’operazione, una delegazione di Sinistra Italiana di Anzio ha incontrato, lo scorso 4 maggio, l’Assessore alle Politiche del Territorio e Mobilità della Regione Lazio Michele Civita ed il dirigente dell’Area Porti e Trasporto Marittimo Roberto Fiorelli.
La Regione Lazio è l’Ente concedente il porto. Dovrebbe prendere atto dei cambiamenti avvenuti dalla firma dell’accordo di programma ad oggi e verificare se, per il bene comune, non sia il caso di ridimensionare il progetto del porto adattandolo alle esigenze di compatibilità economica ed ambientale sicuramente più attuali e sostenibili.
Purtroppo dobbiamo rilevare l’assenza del ruolo della Regione Lazio nella gestione del territorio, l’incontro si è esaurito con il prendere atto delle istanze e un “vigileremo” inteso come mero controllo delle carte.
La Regione non risponde, infatti, sostenendo che questo progetto è il meglio per la città e garantendo che verrà realizzato correttamente. Non dirime neanche i dubbi che le sono stati sottoposti. Solamente ci dice che le “carte” sono a posto e che, se il progetto non sarà realizzato nella sua interezza, ritirerà la concessione.
SI Anzio, pertanto, continua a sostenere la necessità di una revisione del progetto non ritenendo accettabile esporre Anzio al rischio di un’opera incompiuta ed inadeguata alla città.
Per Sinistra Italiana Anzio – Simonetta Pagliaricci