Giubbotto antiproiettile a prova di kalashnikov, bodycam, sistema a puntamento laser, arma lunga Hk. A bordo di mezzi completamente blindati si muovono in 20 città (Roma, Milano, Torino, ma anche centri più piccoli come Lecce e Venezia) le squadre speciali antiterrorismo, pronte ad intervenire immediatamente in caso di emergenze: sono le Unità operative di primo intervento (Uopi) della polizia di Stato e le aliquote di primo intervento (Api) e le Squadre operative di soccorso (Sos) dei Carabinieri. Dopo la strage di Nizza, i team degli specialisti sono in allerta. Si tratta, ha spiegato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, «di un ulteriore potenziamento del livello di sicurezza per rispondere in modo più adeguato ad una minaccia diffusa ed indiscriminata».
La costituzione dei team è stata decisa dopo l’attacco a Charlie Hebdo. Le Uopi sono composte da operatori della polizia (cinque per ogni squadra) che hanno scelto di farne parte su base volontaria. Prima di tutto vengono sottoposti a vari test psico-attitudinali e fisici da parte di psicologi, medici ed esperti del Nocs. Quelli che superano le selezioni sono poi avviati a un percorso di formazione della durata di quattro settimane: le prime due presso il Centro nazionale di tiro di Nettuno, mentre, nelle seconde due settimane, la formazione prosegue presso il Reparto del Nocs. La preparazione specifica permette agli agenti dell’Unità di indossare e utilizzare dotazioni particolari. Le Uopi intervengono solo su segnalazione della centrale operativa nel momento in cui c’è una criticità da dover risolvere. Anche se non ci sono esigenze terroristiche possono comunque intervenire così come è già successo a Milano nel caso di una rapina in banca dove erano stati sequestrati degli ostaggi. Oppure nel caso di manifestazioni come l’Expo di Milano, l’esposizione della Sindone a Torino, o per il Giubileo romano. I cittadini, racconta un agente Uopi, intervistato dalla rivista Poliziamoderna, «si accorgono che facciamo parte di unità particolari probabilmente dal fatto che siamo inquadrati e agiamo sempre in gruppo. Non siamo però visti come dei Rambo ma come poliziotti specializzati che con la loro presenza contribuiscono a farli sentire più sicuri e protetti».