Anzio- Del Giaccio, un’altra città. Sogni e proposte del nuovo movimento

444“C’è bisogno di memoria, di pensare, di coraggio, di sognare”. Le parole di Guccini ad aprire la presentazione di #unaltracitta, movimento di opinione lanciato da Giovanni Del Giaccio che ieri pomeriggio, nella sala Fides di Anzio, ha parlato di un nuovo modo di pensare la città. Altra e diversa da come è stata pensata negli ultimi 40 anni. Con una premessa. “Questa non è una candidatura. In questa sala non c’è neanche un voto. Siamo qui per portare idee, confrontarci ed aprirci ad un diverso modello di sviluppo. Vogliamo parlare del futuro, di come costruirlo, fuori dalla liturgie dei partiti”. Uno che notoriamente “non le manda a dire”, Del Giaccio, giornalista del Messaggero e fondatore del settimanale “Il Granchio”, scrittore, conoscitore delle dinamiche locali, intervistato per l’occasione dalla collega Teresa Faticoni.

“In un’altra città vengono prima i cittadini, poi i partiti. Da anni abbiamo sempre gli stessi medici al capezzale malato, qualche domanda è il caso di farsela – ha iniziato – Partiamo dal fatto che i cittadini hanno sempre ragione, ma proviamo a dir lori che è ora di guardare avanti, a convincerli che ci sia un’alternativa credibile. Tutti continuano a lamentarsi ma da 40 anni vincono sempre gli stessi”. Qui un passaggio sul sindaco Luciano Bruschini, “gran sacerdote, come lo definisco io, che sta in politica dall’85 e che comunque sarà sindaco fino al 2018”, su Candido De Angelis “anche lui in politica dagli anni ’90, che forse è il caso si faccia da parte, ma al di là delle scelte politiche era e resta un mio amico”, infine la critica al Pd locale, alla credibilità perduta, anche se “io vengo da quell’area e lì resto”.

14344770_10210052391215682_766898017739341725_nUn’ora che ha visto passare al setaccio temi come legalità, rifiuti, bilancio, servizi. “Il mancato rispetto delle regole ha portato oggi ad infiltrazioni sul territorio e ad una richiesta di commissione di accesso, l’ultima cosa che vorrei. Ci sono indagini che coinvolgono persone che hanno sostenuto chi oggi è eletto in maggioranza. Serve un cambio di mentalità. Il Comune non può essere un ufficio di collocamento, bisogna piuttosto creare le condizioni affinché ci sia lavoro per tutti. Basta aggrapparsi alle cooperative, ai soci elettori di questo o quel politico”.

Poi il bilancio. “Ci sono 25 milioni di residui. Come pensano di recuperarli se non passando attraverso un dissesto finanziario? 10 milioni di questi sono ante 2010 e riguardano i rifiuti. Un bilancio per cassa non vive. Si abbia il coraggio di dirlo ai cittadini. In un’altra città le tasse si pagano, si fa un bilancio per sistemare il territorio, chiudere le buche, fare ciò che è necessario. Quella dei rifiuti è un’altra emergenza. Paghiamo il doppio rispetto a comuni vicini, come la stessa Nettuno. In un’altra città prima si pensa a tenere pulito, poi a chi vince le gare. Ancora non capisco perché un assessore debba avere preferenze, espresse in consiglio, su una ditta o un’altra. Basta fare i furbi, come con la biogas, inutile fingere di fare i ricorsi, ormai la centrale è autorizzata e si farà”.

14322695_10210052392775721_7886218908694208573_nSpazio anche al futuro del Paradiso sul Mare. “Cosa ne vogliamo fare? C’è l’iniziativa del Comitato per il Fai, e perché non farne un centro culturale, di spettacolo, o il patrimonio di una fondazione? Non dimentichiamo che qui Fellini girò un film e vinse un oscar. Quei 300mila euro che spendiamo per fare una stagione estiva che accontenta associazioni amiche, potrebbero essere indirizzati su 3 o 4 iniziative di rilievo, come succede a Ravello con il famoso festival, per fare un esempio. Ad Anzio non manca nulla per un’offerta culturale di livello. Di Anzio si deve parlare nel mondo. Abbiamo un clima invidiabile. Possibile che non si riesca a fare un congresso nazionale su Nerone, o un percorso sullo sbarco, da portare in Europa con finanziamenti europei? Perché non chiedere a Roger Waters di diventare nostro ambasciatore nella giornata della pace (tra l’altro mai rispettata)?”.

In chiusura si è parlato di porto, “nel quale ho creduto e per il quale mi sono scusato tre anni fa quando andò deserta la gara – ha detto Del Giaccio – Ho sbagliato a crederci. Non si può appaltare la città. Il porto deve restare pubblico e questo va detto chiaramente al socio privato”. “Oggi sono qui a metterci la faccia – per concludere – Mi appello a chi vuole abbattere il muro e arrivare a un cambiamento vero. Non mi interessano le guerre di partito. Continuerò a fare il giornalista al Messaggero di Latina, e il mio blog su Anzio sarà esclusivamente di opinione. Oggi qui abbiamo portato delle idee. Per parlare di voti e candidature c’è tempo. Non cadiamo nell’errore. Vogliamo veramente provare ad essere un’altra città”.