L’uomo aveva raggiunto la casa rifugio dove è ospitata la sua ex compagna
Sequestro di persona, porto ingiustificato di armi da taglio, lesioni aggravate e violazione di domicilio. Sono queste le accuse di cui dovrà rispondere il cittadino cubano che mercoledì scorso ha aggredito le suore che gestiscono una casa-rifugio per donne maltrattatte, sita alla periferia di Nettuno. Ricordiamo che l’uomo ha raggiunto la “Casa rifugio” di Nettuno e – minacciando le religiose presenti con un coltello e un machete – ha provato a vedere la ex compagna e un minore nato dalla loro precedente relazione. I poliziotti, in particolare, erano riusciti a bloccarlo dopo che lo stesso, un 30enne d’origine cubana, abitante a Torvajanica, aveva già spintonato le suore e ferito una di loro allo zigomo, puntandole il coltello sul volto. Quando i poliziotti sono intervenuti è avvenuta la colluttazione, durante la quale è partito un colpo di pistola nel momento in cui l’aggressore ha provato a toglierla dalle mani del poliziotto. A finire al pronto soccorso, con ferite d’arma da taglio, i due poliziotti e la suora ferita la volto. L’uomo, in passato, era stato allontanato dalla ex compagna con un provvedimento dei carabinieri di Pomezia.